Infiorata porticese, più di 100 anni ma non li dimostra
La tradizione secolare dei tappeti di fiori o Infiorata porta il nome di Portici nel mondo: viva ancora oggi, purtroppo non viene adeguatamente valorizzata sul territorio
di Stanislao Scognamiglio
La solennità del Corpus Domini è stata celebrata dal mondo cattolico domenica 14 giugno.
Nonostante la vigenza delle restrittive nome sanitarie imposte dai Governi nazionali per far fronte alla pandemia dovuta al Coronavirus, non è stato interrotto il consueto omaggio all’Eucarestia.
In tantissime località d’Italia e del mondo, sedi di infiorate più o meno note al grande pubblico, gli infioratori, non volendo mancare all’appuntamento, hanno comunque approntato fantasmagorici profumatissimi quadri.
Anche se non nelle abituali dimensioni, con tutte le dovute precauzioni, li hanno realizzati vuoi all’interno della chiese, vuoi all’esterno sul sagrato o sulla pubblica strada o piazza.
A Portici, dove il tappeto di fiori vanta una storia più che secolare, ancora una volta non è stata persa la grande opportunità di poter figurare tra le sedi d’infiorate che onorano il Corpo e il Sangue di Cristo.
Seppur vero che l’allestimento del tappeto di fiori porticese è tradizionalmente legato alla festa esterna in onore di San Ciro, è pur vero che lo stesso è stato eseguito da devoti fedeli in qualch’altra circostanza religiosa o da laici nella ricorrenza di qualche avvenimento civile o sociale.
Parlando di realizzazioni effettuate extra contesto festa patronale, si ricorda che:
- I giovanissimi fratelli Angelo, Antonio e Ciro Scognamiglio con Giovanni Iannone, hanno dipinto un loro quadro floreale:
- nel 1938, nel giorno della processione del Sacro Cuore, in via dell’Addolorata,
- negli anni sessanta, in atto di riverenza ai Maria Santissima Ausiliatrice, presso i padri Salesiani a Bellavista, su richiesta di don Giorgio Sannino;
- nel giorno del matrimonio di due sorelle con due fratelli, nello scenografico cortile di stile rococò della settecentesca Villa Meola in Via Marconi, su commissione dal signor Vincenzo Sorrentino;
- il signor Luigi Ascione, meglio noto come Luigi ’e Cardano, giardiniere al servizio del podestà Nicola Cardano, ha composto un tappeto:
- nel 1933, in occasione della visita di sua altezza reale il principe Umberto di Savoia all’Istituto Collegio Landriani, tenuto dai padri Scolopi in Bellavista;
- nel 1939, al Corso Giuseppe Garibaldi, all’altezza della chiesa di Maria Santissima del Buon Consiglio in San Luigi in concomitanza del I Congresso Eucaristico che si tiene in Portici.
Per quanto ci siano state performance di questo tipo, a memoria d’uomo, non si ricorda che ne sia stata mai approntata una nella solennità religiosa del Corpo del Signore.
Eppure quante, volte, per il passato, pur essendo il devoto omaggio floreale intimamente legato al Santo patrono, il tema eseguito spessissimo si è ricondotto alla simbologia canonica richiamante il Cristo nella duplice essenza: la carne e il sangue, l’ostia e il calice, il pane e il vino, la spiga di grano e il grappolo d’uva.
Attendendo le prossime proposte degli infioratori porticesi, auspichiamo che nel frattempo, forti della secolare esperienza nel campo, si attivino per avviare l’iter burocratico per l’adesione a Infioritalia (Associazione Nazionale degli Infioratori Italiani).
Per quanti volessero prendere contezza delle diverse delle infiorate e dei tappeti artistici poste in essere in Italia e nel Mondo, si consiglia di visionare la pagina:
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