Il Teatro, Parlami Orlando
NAPOLI – Al Teatro Elicantropo giovedì 29 marzo alle 21 (repliche fino a domenica 1 aprile) debutterà Parlami Orlando, originale adattamento da Orlando e altri scritti di Virginia Woolf, scritto e diretto da Giuseppe Bucci, che affida l’interpretazione del monologo a Salvatore Langella.
Presentato da LAB Roma l’allestimento, si avvale delle musiche a cura di Pericle Odierna, i costumi di Teresa Acone, le scene di Andrea Maresca.
Definito «la più lunga lettera d’amore mai scritta» dal figlio di Vita Sackville-West (cui Virginia Woolf dedica il romanzo) e come «un libricino» dalla stessa Woolf, Orlando è anche molto di più. È uomo, è donna, è l’uomo e la donna. Orlando è creatura meravigliosa che attraversa i secoli, cercando invano una propria identità e un senso alla vita, che ama follemente, sebbene questa continui a deluderlo.
L’amore, la poesia, la politica, il sesso, la società, tutto lo incanta e tutto lo tradisce, ma non si arrende mai, pronto a ricominciare.
Orlando è un romanzo d’amore, quello di Virginia Woolf per Vita, con il quale l’autrice prende in giro la donna che ama e, al contempo, le confessa tutto il suo amore e le passioni di cui è preda, dalla gelosia al tenero ricordo.
Orlando riflette sulla posizione della donna nei secoli, con una visione illuminata sul concetto di matrimonio, sulla sessualità, sulla differenza tra i sessi e la inutilità del tentativo di prevaricazione dell’uno sull’altro. È un’opera in cui, attraverso la storia fantastica di un ragazzo che vive attraverso i secoli e una mattina si sveglia donna, l’autrice mette, paradossalmente, ancora più a nudo la propria anima, i propri sentimenti personali, la sua visione sul sesso e la sessualità, sulla propria accettazione, sulla naturale possibile fusione cui i due sessi possono giungere.
«Ciò che maggiormente mi ha affascinato di questo romanzo – ha scritto il regista Giuseppe Bucci in una nota – è stato il punto di vista del(la) protagonista Orlando, piuttosto che il punto di vista di chi scrive. Un uomo, appunto, nel romanzo, perché se Orlando da uomo diventa donna, la Woolf per narrare questa storia gioca a trasformarsi in uomo».
Virginia, chiusa nella sua «stanza tutta per sé» si cala nei panni di un immaginario biografo (un uomo, appunto) prendendosi teneramente gioco del suo Orlando, quindi della sua amata Vita, ma in fondo, soprattutto di sé stessa, sempre alla ricerca di quell’intuizione di poesia pura, che gli scrittori eternamente inseguono.
Orlando rappresenta, forse più di ogni altra cosa, l’amore incondizionato e sterminato di Virginia Woolf per la letteratura e la poesia.