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Il Racconto, Una Y 10 color arancio

Tanti viaggi interminabili, tante ore trascorse insieme nella loro  piccola Y 10 color arancio. Come potevano lasciarsi?…

di Giovanni Renella

Quante volte si erano ritrovati seduti lì, l’uno al fianco dell’altra, nell’abitacolo della loro Y 10 color arancio.

L’avevano acquistata in ottantaquattro comode rate sul finire degli anni ottanta quando, non più giovani, avevano deciso di fare una pazzia e comprare, finalmente, un’automobile: non ne avevano mai avuta una prima di allora e non se ne erano mai più separati.

Non avevano avuto figli e così non c’era stata neanche l’esigenza di un’auto più capiente per trasportare carrozzine o passeggini: la piccola utilitaria era più che sufficiente per le loro necessità.

Ne avevano fatti di viaggi interminabili in giro per il paese a velocità di crociera o di più brevi gite fuori porta, quando le belle giornate invitavano a uscire dalla città e a spingersi verso le vicine località di mare.

Con la loro piccola auto dal colore così imbarazzante si sentivano liberi ed erano felici perché si accontentavano di ciò che avevano, a dispetto di chi dall’alto di un suv lì osservava pensando a loro come due poveracci compressi in quel minuscolo abitacolo.

Certo in più di trent’anni di onorata carriera il loro gioiellino, come vezzosamente solevano chiamarla, aveva avuto bisogno di un bel po’ di manutenzione, ma la cura che le riservavano la rendeva ancora perfettamente funzionante.

Per circolare in città avevano sacrificato il già minuscolo bagagliaio per installare l’impianto a gas e conquistare così l’agognata classificazione antinquinamento euro 4.

Da un po’ di tempo, però, avevano smesso di usarla per percorrere i loro itinerari spensierati, riducendo gli spostamenti a un triste percorso di andata e ritorno, sempre uguale a se stesso, che con il passare dei mesi si era trasformato in un calvario.

La chemio su di lei non stava sortendo gli effetti sperati e presto le loro strade si sarebbero separate per sempre.

 

Si prepararono, allora, per l’ultimo viaggio da fare con il loro inseparabile gioiellino.

Il gas di scarico che si diffondeva nell’abitacolo della Y 10 color arancio lì trovò, ancora una volta, seduti l’uno al fianco dell’altra, mano nella mano, pronti a partire insieme.

 

Nato a Napoli nel ‘63, agli inizi degli anni ’90 Giovanni Renella ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI.

Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017).

Nel 2017 ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” per i racconti bonsai.

Nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea.

Alcuni suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018).

Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni con cui ha vinto il Premio Speciale della Giuria al “Premio Letterario Internazionale Città di Latina”.

Nel 2020 alcuni suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Cento parole” e “Ti racconto una favola” entrambe edite dalla Casa Editrice Kimerik.

Con un racconto, pubblicato dalla Giovane Holden nel volume n.7 “Bukowski. Inediti di ordinaria follia”, è risultato finalista al Premio Bukowski 2020.

Sempre nel 2020, altre sue storie sono state selezionate e inserite nell’antologia “Io resto a casa e scrivo” edita dalla Kimerik.

Nel 2021 due sue favole sono state pubblicate nell’antologia “Ti racconto una favola 2021” ed. Kimerik.

A luglio 2021 un suo racconto è stato pubblicato nell’antologia “Desiderio d’estate” ed. Ensemble.

 

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