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Il Racconto, Social virus

In tempi di quarantena a causa del famigerato virus i social sono diventati essenziali: fanno compagnia e distraggono. Qualcuno, invece, ne fa altro uso

di Giovanni Renella

La pandemia non l’aveva colto impreparato, anzi da subito aveva mostrato di possedere tempi di reazione degni di essere annoverati nei manuali di psicologia: appena percepito lo stimolo era stato capace di rielaborarlo attraverso una serie di rapidissimi passaggi mentali, per giungere alla formulazione della risposta che intendeva fornire.

Sin dai primi segnali d’allarme si era distinto per la tempestività dei suoi interventi, puntuali e immancabili come sempre.

Nell’ambiente in cui agiva era conosciuto e dai più accorti addirittura temuto.

Le sue apparizioni sulla scena suscitavano reazioni contrastanti, fra chi lo considerava un guru e chi restava annichilito di fronte alle sue esternazioni.

Ciò che colpiva maggiormente, però, era la capacità di irretire a 360°, dal colto all’inclita, con buona pace del tempo trascorso sui libri dai più eruditi!

A suo merito va detto che aveva un’innata propensione a mettere insieme i pezzi per creare qualcosa di verosimigliante: quasi una sorta di novello dottor Victor Frankenstein, che come questo finiva con il generare mostri.

Mentre la ragione sonnecchiava, i suoi obbrobri prendevano forma e cominciavano a dilagare, alimentando il caos in cui amava sguazzare.

In quel brodo di coltura crescevano e si moltiplicavano gli emuli, pronti a fare da cassa di risonanza a un refrain che veniva rilanciato e amplificato senza alcun filtro.

A quel punto era fatta: per gran parte di chi si era lasciato coinvolgere, accettando supinamente tutto ciò che gli era stato propinato, il verosimile ormai era percepito come vero!

Ben celato da una fitta rete di protezione che ne occultava l’identità, osservava dallo schermo del computer la sua capacità di condizionamento dei più deboli, compiaciuto di riuscire a influenzare anche le menti più forti, sfibrate e indebolite dall’ansia dilagante del momento.

Fra fakenews e appelli a trasgredire le regole, il cretino digitale di turno stava vivendo il suo momento di gloria, i suoi quindici minuti di celebrità, che i più avveduti si auguravano scorressero via presto e soprattutto senza fare troppi danni!

 

Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina. Nel 2020 il racconto “Vigliacco” è stato inserito nell’antologia “Cento Parole” e il racconto “tepore” è stato inserito nell’antologia “Ti racconto una favola”, entrambe pubblicate dalla Casa Editrice Kimerik. Inoltre, con il racconto “Come un dito nel culo”, pubblicato dalla Giovane Holden nel volume n. 7 “Bukowski. Inediti di ordinaria follia”, è risultato finalista al Premio Bukowski. Sempre, nel 2020 i suoi racconti“Il sogno”, “Innocente evasione” e “Mamme!”sono stati premiati e inseriti nell’antologia “Io resto a casa e scrivo” edita dalla Kimerik. 

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