Il Racconto, Seduzioni
di Giovanni Renella
La sua fama di “sciupafemmine” era nota a tutti, anche al di là dei confini del quartiere in cui viveva.
Di origini popolari, da parte di madre, era figlio di “padre ignoto”, ma non se ne faceva un cruccio, perché la paternità sconosciuta gli faceva sperare, e gli piaceva credere, che potesse vantare un nobile lignaggio ereditato dallo sconosciuto genitore.
L’aspetto fiero e l’incedere altero, che caratterizzava ogni suo movimento, riusciva a coniugarli con un’affabilità del carattere che lo rendeva immediatamente simpatico a tutti.
Le sue giornate le trascorreva in officina, a stretto contatto con il titolare, che per lui era come quel padre che non aveva mai conosciuto.
I due erano quasi simbiotici nei movimenti e se si doveva uscire per acquistare pezzi di ricambio per le riparazioni, in un batter d’occhio erano entrambi sul motorino, pronti a scorrazzare per le vie della città: un’occasione da non perdere per allargare l’orizzonte del territorio di conquista.
Seduttore incallito, quando fiutava la possibile preda adocchiata in giro per la città, si allontanava dal garage senza avvertire nessuno, alla ricerca dell’avventura galante.
Tornava sempre, però, prima della chiusura della rimessa, con il suo passo scanzonato e ciondolante e l’espressione estasiata di chi aveva trovato ciò che cercava.
Affascinato, quasi sedotto, da quello spirito libero e indipendente, che gli ricordava tanto i suoi trascorsi giovanili, il meccanico lo aveva accolto in casa come un figlio, fin da quando era piccolo, assicurandogli quella sistemazione che gli garantiva un’esistenza serena e gli faceva dormire sonni tranquilli: una fortuna che, solo di rado, capitava ai trovatelli come lui.
Un affetto che Cico, cane meticcio, ricambiava con il suo scodinzolare riconoscente, trotterellando tutto il giorno accanto al suo padrone.
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