Il Racconto, Mamme!
Ah, le mamme! Tetragone, amorevoli e capaci di trovare impensabili lati positivi anche nei frangenti più drammatici…
di Giovanni Renella
Quella domenica mattina si erano svegliate di buon ora, rilassate e soddisfatte.
Nell’alzarsi dal letto alcune avevano anche rivolto, come non accadeva da qualche tempo, uno sguardo dolce e languido ai mariti che continuavano a dormire.
La notte appena trascorsa era stata molto, ma molto diversa dalle tante che si erano susseguite negli ultimi tempi.
Il buonumore, generalmente, non era lo stato d’animo tipico di quel giorno festivo della settimana, anzi.
Di regola si svegliavano sul tardi, scontrose anziché no e con il viso ancora segnato dai turbamenti che avevano agitato la notte; quella mattina invece era tutto diverso.
Eppure la settimana appena conclusa non era stata delle più semplici, a voler usare un eufemismo.
L’allarme sanitario, da prendere molto sul serio, nell’arco di poche ore aveva modificato radicalmente i comportamenti di milioni di persone, fino a rendere complesse tutte le azioni che si dovevano svolgere fuori di casa.
In quanto donne, per un’innata attitudine al comando, che studi clinici attestano trasmettersi già attraverso la suzione del latte materno, avevano subito assunto il comando delle operazioni in tema di profilassi per la prevenzione del contagio.
Entrate con un riflesso pavloviano in modalità Defcon 5, (la massima condizione di prontezza difensiva dello stato d’allarme delle forze militari statunitensi) in un profluvio di candeggina, alcool e Amuchina (introvabile per gli uomini, ma non per loro) avevano reso le case più sterili di una sala operatoria.
I coniugi, sacrificabili secondo gli antichi riti amazzoni in quanto avevano già svolto la loro parte nel processo riproduttivo, erano invece stati letteralmente spinti al di là dell’uscio per provvedere agli acquisti del cibo e dei generi di prima necessità, indispensabili per la sopravvivenza di mamma chioccia e dei suoi pulcini: di punto in bianco non valeva più l’adagio che vuole il maschio geneticamente incapace di fare la spesa e buono solo a camminare a rimorchio della femmina per portare i sacchetti!
Ma fra tutte le belle mamme del mondo, erano state quelle con i figli grandi a dare il meglio di sé in quella prima settimana di passione.
Dopo averli rimpinzati e coccolati per diversi giorni, ora che era giunto il sabato sera, sfoggiando una recitazione degna delle migliori attrici dell’Actors Studio, avevano manifestato la loro umana comprensione e il loro dispiacere per quelle dolorose, ma necessarie restrizioni che impedivano ai loro ragazzi di uscire da casa per tornare in piena notte.
«Pazienza, passerà», cercavano di consolarli; ma appena uscite dalla stanza dei ragazzi, quelle stesse mamme, silenti, esultavano vibrando i pugni chiusi.
Rilassate, almeno per un sabato sera, potevano andare a dormire senza l’ansia del messaggino che non arrivava sul cellulare o del trascorrere, lento e inesorabile, delle ore che le dividevano dal rientro dei figli a casa.
Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina.
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