Il Racconto, Leucopetra
Una ninfa, una leggenda, un imperatore e un letterato: il nostro autore ci racconta le meraviglie di Villa Leucopetra
di Lucio Sandon
Letteralmente in greco, Pietrabianca.
Nel corso del sacco di Roma del 1527, circa ventimila romani vennero uccisi dai mercenari lanzichenecchi, e almeno altri trentamila ne morirono a causa della peste. I miliziani tirolesi erano stati arruolati principalmente nelle città di Trento, Bolzano e Merano, e dopo aver inutilmente tentato di raggiungere Milano, bloccati dalle milizie della Lega Lombarda, si diressero con molte difficoltà verso Roma, al comando di Carlo III di Borbone, ovvero Carlo di Borbone-Montpensier, conosciuto anche come Conestabile di Borbone. Durante l’assalto alle mura della città, il Borbone venne ferito a morte da un colpo di archibugio sparato da Benvenuto Cellini.
Privi di comando, i lanzichenecchi, fino ad allora frustrati da una campagna militare deludente, si diedero al saccheggio e alla violenza sugli abitanti della città, partendo dal Borgo Vecchio e dall’ospedale di Santo Spirito, con una brutalità inaudita. Furono profanate tutte le chiese, ne vennero rubati i tesori e furono distrutti gli arredi sacri. Le monache furono violentate, così come le donne che venivano strappate dalle loro case. Vennero devastati tutti i palazzi dei prelati e dei nobili, le strade erano disseminate di cadaveri e percorse da bande di soldati ubriachi che si trascinavano dietro donne inermi, e da saccheggiatori che trasportavano oggetti rapinati. Papa Clemente VII si rifugiò nell’imprendibile Castel Sant’Angelo, poi dopo aver accettato di pagare una enorme somma per il ritiro degli occupanti, si arrese e venne imprigionato.
Sette anni prima, Bernardino Martirano, nato a Cosenza nel 1490 e di nobili origini, poeta e scrittore, con studi giuridici completati a Napoli, aveva iniziato la costruzione di una villa sulla costa a sud di Napoli in un luogo detto Pietra Bianca per via di una grossa pietra di confine tra le proprietà del principe di Scalea e la Strada Regia delle Calabrie.
Secondo la leggenda, la pietra bianca sarebbe il risultato di un sortilegio incantato, che avrebbe visto la ninfa Leucopetra trasformarsi in uno scoglio. Martirano comunque aveva poi deciso di cambiare aria: nel 1527 partecipò attivamente al sacco di Roma, e rimase poi fedele a Carlo V, fino a diventarne l’anno dopo Segretario del regno di Napoli. Pietrabianca o Leucopetra allora diventò una grandiosa e magnifica villa, quando il segretario di stato stanco della tumultosa e turbolenta capitale, decise di crearsi un’oasi di tranquillità.
Bernardino aveva scelto un ampissimo territorio sulla riva del mare per costruire un lussuoso ninfeo, dove ritirarsi con i suoi amici letterati a discorrere delle scoperte scientifiche e dell’arte del poetare, della melodia, della pittura e della scultura. La villa era punteggiata di statue antiche, immersa nel verde di fronte a un panorama mozzafiato, e con un belvedere strepitoso: un portico decorato da migliaia di conchiglie marine e un pavimento di marmo dotato di piscine per immergersi nell’acqua calda della vicina sorgente di acqua termale derivante dal fiume Sebeto. Il giardino e il parco della villa si estendevano fino alla riva del mare, dalla cui parte si estendeva un loggiato di graziose colonne di marmo. Il contesto veniva così descritto a metà del ‘500:
«Salutifera, ed in speciale purgante, leggiera e piacevole, quest’acqua have la sua scaturigine e distilla da una lunghissima grotta incavata a bella posta, che si estende verso quella contrada di Portici che chiamansi comunemente San Cristoforo. Era tale l’abbondanza dell’acqua, che dal popolo veniva comunemente chiamata lo Squazzatorio. Il palagio del nobile Martirano era vasto, di speciosa architettura, e sontuosamente decorato. Dal lato di mezzogiorno guardava l’isola di Capri, la spiaggia sorrentina ed un mare immenso. Verso l’occidente scorgeasi come reina incoronata la cerulea Partenope. All’oriente, la vista si allegrava con pittoresche e verdeggianti terre sottoposte al Vesuvio, che pareano seguirsi non interrotte sino alle montagne di Castellammare, formando una sequenza di vallicelle e montagnette e foreste nereggianti e di ameni ritrovi dall’incomparabile leggiadria. Dalla parte nord del palagio delineavasi l’alto e superbo Vesuvio il quale torreggiava sopra l’odorosa e lussureggiante selva più sopra descritta, la quale accresce al luogo salubrità pace ed incanto. L’interno del palagio era poi quanto di più fastoso e severamente elegante e nobile possa mai crearsi. Eranvi affreschi dei più rinomati artisti del tempo, siccome tele pregevolissime, e qualche lavoro di scultura che oggidì ancora si ammira.»
Villa Leucopetra ospitò nel 1535 l’imperatore Carlo V di ritorno dalla vittoriosa spedizione a Tunisi, e che vi si fermò per diversi giorni: pescò nel mare del Granatello, e andò a caccia nel bosco delle Mortelle e sulle falde del Vesuvio. L’imperatore soddisfatto del soggiorno, donò a Martirano un crocifisso scolpito con cruenta precisione da Giovanni Merliano da Nola, che fu posto nella cappella della villa. Il crocifisso ha una strana caratteristica, un alluce del cristo appare come ritirato nel legno. La leggenda vuole che sia il segno di un miracolo: il dito era stato avvelenato da un rivale del Martirano, dimodoché egli baciandolo con devozione, ne morisse, ma il Redentore sottraendolo al devoto bacio del mecenate, ne impedì la morte.
Dopo la morte del Martirano, la villa divenne di proprietà del Duca di Airola, dei principi di Torella Caracciolo, e di molti altri, fino a passare alla famiglia Nava, di cui porta ora il nome.
Lo scrittore Lucio Sandon è nato a Padova nel 1956. Trasferitosi a Napoli da bambino, si è laureato in Medicina Veterinaria alla Federico II, aprendo poi una sua clinica per piccoli animali alle falde del Vesuvio.
Notevole è il suo penultimo romanzo, “La Macchina Anatomica”, Graus Editore, un thriller ambientato a Portici, vincitore di “Viaggio Libero” 2019. Ha già pubblicato il romanzo “Il Trentottesimo Elefante”; due raccolte di racconti con protagonisti cani e gatti: “Animal Garden” e “Vesuvio Felix”, e una raccolta di racconti comici: “Il Libro del Bestiario veterinario”. Il racconto “Cuore di figlio”, tratto dal suo ultimo romanzo “Cuore di ragno”, ha ottenuto il riconoscimento della Giuria intitolato a “Marcello Ilardi” al Premio Nazionale di Narrativa Velletri Libris 2019. Il romanzo “Cuore di ragno” è risultato vincitore ex-aequo al Premio Nazionale Letterario Città di Grosseto “Cuori sui generis” 2019.
Sempre nel 2019, il racconto “Nome e Cognome: Ponzio Pilato” ha meritatola Segnalazione Speciale della Giuria nella sezione Racconti storici al Premio Letterario Nazionale Città di Ascoli Piceno, mentre il racconto “Cuore di ragno” ha ricevuto la Menzione di Merito nella sezione Racconto breve al Premio Letterario Internazionale Voci – Città di Roma. Inoltre, il racconto “Interrogazione di Storia” è risultato vincitore per la Sezione Narrativa/Autori al Premio Letizia Isaia 2109.
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