Il Racconto, L’assenza
di Giovanni Renella
Solo nell’attimo in cui allungò la mano e non la trovò lì, accanto a lui, si rese conto di quanto quella presenza fosse rassicurante e di come le mancasse in quel momento.
Mai avrebbe creduto di poter vivere una simile esperienza e di dover provare un tale disagio per quell’assenza inaspettata.
Quando poi l’avvilimento subentrò al turbamento iniziale riuscì a comprendere il valore di ciò che troppo spesso si dà per scontato e che per questo non è apprezzato come meriterebbe.
Fu gioco forza, mentre era seduto, ritrovarsi costretto a riflettere sulle reali occorrenze della vita.
Non riusciva a spiegarsi come fosse successo, ma di lei non c’era più traccia.
Negli istanti che avevano preceduto l’infausta scoperta, concentrato com’era sui suoi pensieri, non aveva neanche prestato attenzione a tracce o indizi che potessero metterlo sull’avviso per farlo correre ai ripari.
Niente! Era stato così preso e compreso dal subbuglio interno che lo aveva investito da non riuscire a fare caso a nulla, tanto meno a un’assenza che dava invece per presenza scontata.
Rassegnato pensò con mestizia al triste epilogo di quella sporca storia.
Tutto era cominciato durante l’orario d’ufficio, subito dopo quella telefonata pomeridiana ricevuta mentre sorseggiava l’ennesimo caffè della giornata.
Già durante la conversazione aveva percepito che qualcosa non stesse andando per il verso giusto e, mentre chiudeva la comunicazione, una strana inquietudine l’aveva assalito; non volle darle peso, ma l’esperienza gli consigliò di non sottovalutare quel genere di avvisaglie.
Con il trascorrere dei minuti l’apprensione e il pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere gli attanagliarono le viscere, per cui decise di infilare il soprabito e lasciare di corsa l’ufficio per recarsi a casa: era convinto che al riparo di mura amiche avrebbe saputo gestire la situazione nel migliore dei modi, in qualunque stato si fosse presentata.
Doveva restare calmo, facendo appello al suo sangue freddo, senza lasciarsi andare a movimenti avventati che avrebbero potuto far precipitare la situazione.
Del resto non poteva prendersela con nessuno se era arrivato a un punto di non ritorno: ora si trattava solo di non peggiorare le cose.
Entrò in casa stravolto, sudando copiosamente.
A malapena riuscì a raggiungere la stanza dove era sicuro che ci fosse anche lei e si lasciò cadere a sedere.
Come un fiume in piena si liberò di tutto ciò che aveva dentro, svuotandosi completamente prima di ritrovare l’agognata pace.
Una soddisfazione che durò poco, però: giusto il tempo di allungare la mano e scoprire che la carta igienica era finita.
(Foto di copertina by Alexander Lam_Unsplash; foto centrale by Nathan Dumlao_Unsplah))
Nato a Napoli nel ‘63, agli inizi degli anni ’90 Giovanni Renella ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018).
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I miei sinceri complimenti per i finali a sorpresa delle storielle.
Il finale a sorpresa è un espediente per mantenere vivo l’interesse del lettore sino alla fine del racconto; meglio ancora se la conclusione, oltre che a stupire, diverte o fa riflettere chi legge. Ringrazio il dr. Michele Maggio per l’attenzione che riserva ai miei piccoli scritti.
G.R.