Il Racconto, La speranza
di Giovanni Renella
Questo sabato il nostro autore si sofferma sulla speranza: per vedere la luce non bisogna sottrarsi alle proprie responsabilità, a qualunque costo …
La speranza che le cose potessero cambiare non l’aveva mai abbandonato.
Era uno dei momenti più difficili che avesse mai vissuto, ma anche questa volta era deciso a fare la sua parte.
Sapeva da qualche tempo, forse da prima degli altri, cosa sarebbe accaduto; purtroppo, però, non aveva potuto fare nulla per impedirlo.
Ora che tutto si era compiuto, non si sarebbe tirato indietro e avrebbe dato il suo contributo.
Cominciò negli ospedali, cercando di dare forza ai medici e agli infermieri e conforto ai malati.
Con loro combatté una guerra ad armi impari contro un nemico subdolo, invisibile a occhio nudo, che faceva strage d’innocenti; e continuò ad adoperarsi anche per i tanti che soccombevano, restandogli accanto nell’ultimo viaggio.
Le richieste d’aiuto giungevano da ogni parte e pur ascoltandole tutte non sempre riusciva ad accorrere in tempo.
Si rammaricò delle troppe volte in cui era stato costretto ad arrendersi di fronte all’ineluttabilità degli eventi, ma continuò a portare sollievo ovunque ci fosse sofferenza, non solo fisica, ma anche materiale o morale.
In quel periodo, infatti, le improvvise difficoltà economiche di tante famiglie si tradussero in privazioni che risultavano incomprensibili ai più piccoli e facevano montare la rabbia negli adulti.
Come sempre erano i deboli a patire il maggior disagio, nell’indifferenza di chi se ne lavava le mani; e così la storia continuava tristemente a ripetersi.
In circostanze del genere poteva fare ben poco e il suo conforto giungeva solo se e dove era richiesto.
Dovette sottostare anche lui a regole inderogabili, che non gli consentivano interferenze di alcun genere.
Del resto i patti erano stati chiari sin dall’inizio e non gli restò altro da fare che osservarli.
Se quando tutto era cominciato il rispetto del libero arbitrio lo aveva relegato ai margini della vicenda, facendo di lui uno spettatore, nulla poté ora impedirgli di caricarsi la croce sulle spalle.
E pazienza se quest’anno fosse più pesante delle altre volte.
Non si sarebbe sottratto, in un simile frangente, a quell’impegno che onorava da più di duemila anni, nutrendo anche questa volta la speranza di poter risorgere in un mondo migliore di quello in cui si era lasciato crocifiggere.
Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina.
Articolo correlato: