Il Racconto, La felicita non ha età
Una donna, le sue esperienze, la sua vita… Il nostro autore narra l’inesauribile ricerca della felicità
di Ciro Zaruimo
Sto affacciata dal balcone di casa mia, mancano poche settimane e festeggerò 40 anni anche se conservo sempre lo spirito entusiasta di una ragazzina. Ma mi viene naturale fermarmi, come ho fatto adesso, e chiedermi cosa sia stata la mia vita finora e dove stia andando.
La mia famiglia è sempre stata un baluardo per me, mi è stata accanto in tante situazioni difficili, dove ero sul punto di crollare, ma ora mi trovo in una situazione in cui vorrei prendere in mano la mia vita e costruirmela da sola, o meglio, in compagnia di un’altra persona. Una persona con la quale ci sia complicità e una visione comune di futuro, ormai non posso più permettermi di perdere tempo.
Tutti esaltano la mia bellezza, anche se io non la vedo. Ci sono state storie lunghe e importanti con ragazzi che ho amato con tutta me stessa, donando loro tutto l’amore che ho nel cuore, per loro ho anche pianto e sofferto.
Ricordo quell’amore di quando ero ventenne: ero pazza di lui. Condividevamo tutto, non riuscivo a stare senza di lui e anche lui senza di me. Ci amavamo alla follia, stavo bene con lui ovunque, anche se dovevamo restare per ore su una panchina in silenzio, ad ascoltare i motori delle macchine, la saracinesca di un negozio che chiudeva, una tapparella che si abbassava.
Guardavamo le stelle immaginando il nostro futuro, lo sognavamo, lo progettavamo, in quel momento chiudevo gli occhi e mi facevo trasportare dalla fantasia e dal calore del suo corpo che sentivo accanto al mio. Lo stringevo forte, per non farlo andare più via. Stavamo bene da soli ma anche in compagnia, prima di quel giorno maledetto, che vorrei non fosse mai esistito, avrei voluto che il calendario lo cancellasse senza una spiegazione. La scoperta che mi tradiva. Bastardo! Per me era cambiato tutto, niente aveva più senso. Ero spenta, stanca, sfiduciata.
Mi dicevano che avevo la forza per riprendermi, ma io la rifiutavo. Volevo solo sparire, togliere il disturbo, ed evitare di pensare a lui con lei. Uno strazio. Rifiutavo tutto, anche il cibo e perdevo peso, fino a diventare quasi irriconoscibile.
Poi, fortunatamente, arriva quel giorno in cui ti rendi conto che devi per forza reagire, anche se la sofferenza non si può cancellare, solo che la si può vivere con dignità, avendo la coscienza pulita di aver amato ogni minuto, ogni secondo, nonostante tutto. Con la consapevolezza che avresti rifatto tutto perché in quei gesti e in quelle azioni ti sei sempre riconosciuta. Avevo una fila di corteggiatori, qualcuno riusciva anche a strapparmi un sorriso.
Stavo ritrovando me stessa e il ricordo di lui iniziava a sbiadire. Non potevo farmi condizionare dal passato, si era chiuso un capitolo della mia vita, se ne poteva aprire un altro. Più bello e più emozionante, perché no? Il mio lavoro mi faceva sentire libera e indipendente, è stato un luogo nel quale mi sono sentita a mio agio sin dal primo giorno. Un lavoro che adesso mi sta stretto, perché ne vorrei uno in cui vedere delle prospettive di crescita. Penso di potermi mettere in gioco, quando mi impegno per raggiungere un obiettivo, poi lo porto a termine con successo.
Se avessi avuto più fiducia in me stessa, se l’avessi anche adesso, potrebbe essere tutto più facile, forse mi porto dietro delle paure, a volte mi sento una confusione in testa che non sopporto. Vorrei fare tante cose, penso di poter spaccare il mondo, ma poi non so da dove iniziare. Che devo fare? Andare fuori? Uscire da questa realtà e vedere cosa mi aspetta altrove? È un’ipotesi che ho preso seriamente in considerazione, e che non ho scartato ma che per il momento ho accantonato. Se avessi avuto più fiducia in me stessa, avrei anche evitato di frequentare ragazzi a cui ho dato tantissimo ricevendo in cambio meno di quanto mi aspettassi.
Penso a quello che, ad un certo punto, aveva iniziato ad usare le mani.
Se mi giro indietro penso a quante ne ho viste e già solo questo deve essere sufficiente per farmi sentire forte. Amo la vita, tante volte il mio sorriso si è smorzato per poi riacquistarlo sempre, non c’è niente di più bello di un sorriso che ha resistito a tante turbolenze. Quel sorriso è il mio tratto distintivo, un sorriso che alcuni ragazzi trovano irresistibile, e io mi schermisco, mi chiedo quanto siano sinceri. “Sei bellissima”, avrei dovuto convincermene per tutte le volte che me lo sono sentito dire, in modi sempre diversi, discreto, elegante, imbarazzato, sfrontato e purtroppo anche volgare. Eppure se mi chiedono “Ti senti bella?”, rispondo di no, e non è falsa modestia, solo che ci sono momenti in cui la riconosco anch’io la bellezza, altri in cui penso che la mia sia solo una di tante. Mi domando perché debbano scegliere me e non altre.
Amo la vita e amo tante sfumature di essa, perché presenta sempre un motivo per andare avanti. Mi basta guardare lo sguardo di un bambino e il mio cuore si scioglie, quanto ne vorrei generare uno io, coccolarlo e farlo sentire il più amato del mondo, fargli capire che potrà sempre contare su di me, che avrà sempre una mamma che si prenderà cura di lui e che lo farà sentire speciale.
Amo la vita e gli amici che mi ha regalato, quelli che sono sempre pronti ad ascoltarmi e che mi ritrovo sempre. Basta un messaggio e loro sono con me, alla stregua di un relitto al quale potermi sempre aggrappare quando le acque si iniziano ad agitare. Ci sono stati per me e io ci sono sempre stata per loro, spesso mi dicevo perché riuscissi a dire agli altri ciò che avrei voluto dire a me stessa. Mi attacco tanto agli amici, sono il mio rifugio sicuro, talvolta mi viene la sensazione di dare più di quanto riceva, ma non sto qui a pensare che potrebbero darmi di più, mi faccio bastare quello che mi danno, che per me è già tantissimo.
In tutti questi anni, così come non ho perso il mio sorriso, non ho neanche perso la facilità di emozionarmi, basta poco e le lacrime sgorgano copiose sul mio viso. Guardo un film d’amore e piango, leggo un libro commovente e piango, guardo una coppia d’anziani che si tiene per mano e piango. Mi chiedo se sia esagerata la mia sensibilità, che spesso è fonte di sofferenza, ma questa sono io e non posso più cambiare. La mia sensibilità, però, mi porta anche a fissare il tramonto con occhi avidi e cuore sussultante, come se quel sole che plana su un orizzonte parlasse alla mia anima attraverso i sussurri di una brezza fresca e leggera, la accarezzasse con delicatezza. Per questo non voglio cambiare, perché mi riconosco nella mia sensibilità, che spesso cozza con il cinismo del mondo.
Non permetterò a nessuno di cambiarmi, in fondo sono fiera di ciò che sono e delle esperienze che ho vissuto. Ho sperimentato quella felicità che mi aveva fatto pensare di avere tutto e la paura di non riuscire più a riprenderla. Quella paura che ho guardato in faccia, che ho sfidato e che spesso, subdola, si ripresenta ma alla quale non cedo, perché le ho già dimostrato di essere più forte e glielo dimostrerò ancora. Non cambierò la mia vita con quella di nessuno, sono orgogliosa di tutte le volte in cui mi sono rialzata con il cuore sempre desideroso di amare. Ecco cosa c’è dentro il mio cuore: un desiderio irrefrenabile di amare, la voglia di sognare, di ritrovarmi distesa su una spiaggia, a prendere il sole, e con una mano pronta a sfiorarne un’altra, quella di chi mi accarezza i capelli, mi sfiora la pelle, mi stringe a sé fino a farmi mancare il respiro, mi asciuga una lacrima quando mi sento malinconica.
Il mio cuore non ha mai smesso di voler amare, non c’è nulla di cui pentirsi quando si cerca l’amore, se non amiamo la nostra vita non ha più senso. Immagino di percorrere sentieri sconosciuti, di ammirare bellezze nascoste, scoprire luoghi ai quali associare momenti incancellabili. Sogno di svegliarmi la mattina e, con gli occhi ancora assonnati, prepararmi un caffè e affacciarmi accolta da un cielo terso, mentre sento i suoi passi che si avvicinano sempre di più e io che lo aspetto, nascondendo un sorriso, voltandomi solo dopo il suo buongiorno.
Per me la felicità è condivisione, un tuffo in acqua in una giornata caldissima, una passeggiata con le luci natalizie guardandomi intorno come una bambina, gente che va e gente che viene, in attesa di scartare il regalo più bello sotto l’albero.
La felicità è non perdere mai la voglia di emozionarsi e di meravigliarsi davanti a ciò che offre la vita. Mi piace pensare che l’emozione più bella sia quella che la vita sta preparando per me. Per il momento continuo a fissare le stelle, il cielo assume le sembianze di una coperta luminosa per questa notte in cui il passato mi strappa un sorriso e il futuro mi sembra infinito, ciò che si cerca poi arriva, all’improvviso…