Il Racconto, Intermittenze
di Giovanni Renella
Ormai quella situazione di stallo si protraeva da più di una settimana e le perdite economiche erano diventate così rilevanti, in rapporto al suo volume d’affari, che rischiava di ridursi all’elemosina.
Venuti meno quei flussi regolari che, se colti al volo, gli garantivano entrate minime ma certe, si era trovato nell’impossibilità di gestire quell’onda che scorreva inarrestabile dinanzi ai suoi occhi.
Aveva anche provato a differenziare le attività e a spostare il suo raggio d’azione lungo altre direttrici, ma senza successo.
Per trarre almeno un minimo di profitto da quell’incessante andirivieni, si era inventato di tutto in quei tremendi sette giorni appena trascorsi.
Da vero e proprio businessman aveva addirittura provato a percorrere nuove strade e quell’investimento appariva come il tragico epilogo di un maldestro tentativo, messo in atto per rilanciare la sua attività in crisi: peccato si fosse rivelato così disperato, da ultima spiaggia.
Aveva provato a destreggiarsi con velocità in quel flusso inarrestabile, ma alla fine ne era uscito malconcio e con le ossa rotte.
Asfaltato da un’utilitaria e riverso dolorante su quel lettino d’ospedale, rifletteva sulla luce arancione di quei semafori intermittenti, che da sette giorni favorivano lo scorrimento veloce delle auto, non più costrette a fermarsi al rosso; in un movimento continuo che gli impediva di pulire i vetri delle auto ferme all’incrocio della strada o di vendere fazzoletti di carta.
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