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Il Racconto, Buio

di Giovanni Renella

Quando si accorse che la notte stava per calare, ormai era troppo tardi.

Il buio l’avvolse prima che potesse rendersene conto e fu l’inizio della fine.

Appena nate le aveva viste brillare e le erano apparse splendenti; ma poi si erano rivelate per quello che erano: specchietti per le allodole che avevano finito con l’attrarre una percentuale di tordi superiore ad ogni più rosea aspettativa.

All’atto di passare alle vie di fatto, il luccichio si era affievolito ed erano state risucchiate nella scia nebulosa di una più nota cometa proveniente dal nord.

Della vita sulla terra sapevano poco e quasi se ne vantavano, rivendicando una verginità che per loro era sufficiente a giustificare anche quell’approccio da incompetenti che avevano addirittura elevato a valore.

Lei le osservava benevola, come una madre che accetta i figli con tutti i loro difetti: del resto erano il frutto del suo ventre.

Le aveva concepite in un momento difficile della sua vita, per poi partorirle in uno dei suoi periodi più bui.

In giro era un gran vociare di tutti contro tutti; ma c’era anche chi , fra una citazione di Bukowski e una propensione innata all’arroganza, in preda ad un parossistico tafazzismo, riusciva a farsi male da solo.

Alla fine erano prevalse loro, asfaltando chi, per protervia, aveva perso la connessione sentimentale e soprattutto la fiducia del suo popolo.

E come una mamma si sente tradita solo se i figli la rinnegano, così lei aveva sofferto quando in nome di quell’uno vale uno di orwelliana memoria, aveva visto affacciarsi l’immagine di una democrazia da incubo, con la rete informatica chiamata a sostituire il Parlamento.

In quel momento aveva sentito le fondamenta sprofondarle sotto i piedi e aveva avuto paura temendo per la sua tenuta.

Era quello il peggior colpo che si potesse assestare alla democrazia e far precipitare lei, la repubblica, in un buio profondo da cui sarebbe stato difficile riemergere.

(Foto di copertina by Andrei Lazarev_Unsplash)

 

Nato a Napoli nel ‘63, agli inizi degli anni ’90 Giovanni Renella ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018).

 

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