Culturaracconti

Il Racconto, Amarcord

di Giovanni Renella

Li univa un rapporto antico, in cui l’una non poteva fare a meno dell’altro.

Per lei non era mai stato possibile muoversi da sola e di questo ne aveva un po’ sofferto, come ogni femmina che rivendica la propria indipendenza e non accetta un ruolo subalterno al maschio, anche se è il suo compagno di una vita.

Lui, dal canto suo, senza di lei sapeva di non avere alcuna ragion d’essere, né si accontentava degli sguardi compiaciuti dei tanti estimatori che celebravano le sue uscite per le grandi occasioni.

Amavano viaggiare, per lavoro o per diletto, e insieme avevano percorso il mondo in lungo e in largo, raggiungendo gli angoli più remoti della Terra, senza che nulla riuscisse a fermarli, neanche le guerre: una volta partiti, presto o tardi, sarebbero giunti a destinazione.

Ciò che preferivano, però, era portare in giro parole d’amore, annullando le distanze man mano che le percorrevano, nel tentativo di ricongiungere, sia pur idealmente, cuori e anime distanti fra loro.

Entrambi non ricordavano una sola occasione in cui avessero avuto l’opportunità di mettersi in cammino separatamente; ma per avere l’occasione di incontrarsi, dovevano affidarsi ad altri.

Il rito che li univa aveva qualcosa di sensuale, simile, così com’era, ad un bacio.

Vederli tenacemente attaccati l’uno all’altra, come labbra di amanti che non vogliono separarsi, era diventata un’immagine sempre più rara.

E l’invidia che suscitava la loro relazione, duratura a dispetto del trascorrere del tempo, aveva fatto sì che si moltiplicassero i tentativi di dividerli, complice una fredda tecnologia che minava alla radice il loro rapporto, fin quasi a spersonalizzarlo.

Alla fine avevano dovuto cedere di fronte a un logogramma che ricordava un piccolo, insignificante, mollusco racchiuso nel suo guscio: una chiocciolina conosciuta in tutto il mondo.

La posta elettronica li aveva emarginati, riducendoli a poco più di un ricordo, per i tanti che, ormai avanti negli anni, avevano affidato le loro lettere alle buste e ai francobolli.

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