Il poverello di Assisi per onorare Papa Francesco
San Francesco, grandioso nella sua fragilità, umile dinanzi alla grandiosità del creato, immenso pur nelle sue dimensioni umane
di Sante Grillo
In quel bellissimo angolo di paradiso di Assisi ogni anno si celebra la giornata della Pace.
Vi partecipano uomini di tutte le razze, di tutte le culture, di tutte le religioni. È bellissimo!
Ma mi chiedo, così, con estrema semplicità, se sia la Pace a mettere insieme tanta popolazione, o sia il Santo stesso, i cui sentimenti sono sintetizzati dalla pace ma che si estrinsecano in un grandioso arco di splendide virtù.
Eccole, queste virtù, splendere nel cielo dell’Umbria come in un trionfo di luci in un fantasmagorico fuoco di artificio.
Penso al Santo e me lo immagino grandioso nella sua fragilità, umile dinanzi alla grandiosità del creato, immenso pur nelle sue dimensioni umane.
A me piace vedere con la mia fantasia quest’uomo, più che il Santo che con la sua prepotente fragilità permea tutte le cose che tocca di amore semplice e puro per tutte le creature viventi e non.
Quest’uomo scalzo, incredibilmente povero, libero da qualunque esigenza umana, attraversa il mondo e lascia una scia impressionante di bontà e di amore.
Sì, di amore. E parlando di San Francesco dovrò ripetere ancora questa parola perché è il Santo, è l’uomo che nel suo tratto, nei suoi gesti, nel suo stesso sguardo emana la dolcezza del suo sentimento radicato nelle più intime fibre del suo essere.
Se pensassi alla traslazione non potrei fare a meno di pensare ad un Gesù redivivo che torna nel mondo per predicare, per insegnare agli uomini quello che ancora non sono riusciti ad apprendere: l’Amore.
E il Sole , e la Luna, e le Stelle, e l’Acqua, e il Fuoco, e il Vento, e la Terra, e la Morte sono raccolti in un’unica famiglia e fanno parte di uno scenario che abbraccia non solo il nostro mondo ma l’Universo intero ordinato ed armonico fino alla Perfezione in continua evoluzione e movimento, che solo un unico essere può regolarne le funzioni nella più bella espressione dell’inseguirsi di cause ed effetti.
Ma l’amore come lo esprime l’uomo Francesco?
Credo che lo faccia nel modo più lontano e meno peculiare della società attuale, una società godereccia ed egoista che bada soltanto al proprio utile a danno anche e soprattutto degli altri.
Si dà delle norme, si impone delle leggi che dividono, non uniscono ma formano delle caste ognuna delle quali cerca con ogni mezzo di disgregare le altre pur di sopravvivere con un ben calcolato egoismo.
Il Poverello di Assisi sentiva profondamente queste differenze e pensava che l’uguaglianza degli uomini poteva essere raggiunta solo nella povertà e buttava alle ortiche le sue vesti migliori, i suoi caldi calzari.
Metteva al servizio dell’umanità l’umiltà dei suoi gesti e dei suoi pensieri.
Imbevuto dell’essenza della vita e dei propositi di Gesù, predicava la dolcezza di un mondo fatto di lietezza, di armonia, di musicalità, dell’armonizzazione di tutti gli esseri viventi, riconoscendo perfino nella morte l’integrazione perfetta con la vita.
In questo modo possono convivere, come la vita e la morte, il fuoco e l’acqua, il giorno e la notte, il sole e la luna, il calore ed il freddo, l’aspirazione alla vita e l’ineluttabile desiderio della morte.
San Francesco non è morto!
Laudate et benedicete mi’Signore’ et ringratiate
Et serviateli cum grande humilitate.