Il medico risponde: Il caffè? Sì, grazie
di Carlo Alfaro
Si parla degli effetti sulla salute del caffè, la bevanda con valenza più sociale del mondo, in uno studio molto approfondito, uscito il mese scorso sul prestigioso British Medical Journal, la rivista medica pubblicata con cadenza settimanale nel Regno Unito dalla British Medical Association, che viene considerata una delle quattro riviste mediche generaliste più autorevoli del mondo, insieme a New England Journal of Medicine, The Lancet e Journal of the American Medical Association.
Lo studio è una metanalisi, cioè una disamina e sintesi dei risultati di molti studi condotti sull’argomento, eseguita su tutte le più importanti precedenti metanalisi sugli effetti del caffè: in pratica esaminando 201 metanalisi di studi osservazionali e 17 metanalisi di ricerche di intervento.
Le conclusioni dei ricercatori sono che il consumo di 3-5 tazzine di espresso al giorno, pari a 400 milligrammi di caffeina, riduce il rischio di malattie cardiovascolari, tumori, epatopatie e diminuisce sia la mortalità totale che quella vascolare.
In particolare, dalla disamina è risultato che il consumo di caffè riduce il rischio di cirrosi epatica del 39%, di malattia coronarica del 19% e di cancro del 18%, oltre a produrre una diminuzione del 17% di mortalità per tutte le cause e del 19% di mortalità cardiovascolare. Uniche eccezioni, la gravidanza e le donne ad alto rischio di fratture, in cui l’uso ne è sconsigliato. Il consumo di caffè in gravidanza è stato infatti associato ad un aumento del rischio di basso peso del bambino alla nascita del 31%, di nascita pretermine (se assunto nel primo trimestre del 22%, nel secondo del 12%) e di aborto del 46%. Nelle donne, ma non negli uomini, inoltre il consumo di caffè risulta associato ad un aumentato rischio di frattura. Questo era già noto perché il caffè può favorire l’osteoporosi riducendo l’assorbimento di calcio e interferendo con il processo di formazione delle ossa.
Lo studio mostra associazioni statistiche, ma non mira a fornire spiegazioni dei meccanismi delle associazioni osservate, tuttavia è ovvio che gli effetti sulla salute della bevanda vadano ricercati negli oltre mille composti bioattivi che ne compongono la miscela, alcuni dotati di importanti proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antifibrotiche, anti-tumorali, e pertanto capaci di influenzare positivamente il metabolismo, l’utilizzazione degli zuccheri, la funzionalità epatica, il sistema immunitario, di stimolare secrezione gastrica e motilità intestinale, di ostacolare la degenerazione cerebrale.
Gli studi recenti tendono pertanto a definire il caffè una sostanza che può essere collocata nella lista della dieta sana, capace di allungare la vita, se usato con la giusta moderazione, cioè circa tre-quattro tazzine al giorno. Certamente un’ottima notizia, considerato il fatto che ogni giorno nel mondo si consumano 2,25 miliardi di tazze di caffè. Da uno degli studi esaminati, inoltre, un’enorme ricerca su oltre mezzo milione di individui seguiti per 16 anni in 10 Paesi europei, condotto da IARC (International Agency for Research on Cancer) e Imperial College di Londra e pubblicato quest’anno sulla rivista Annals of Internal Medicine, risulta che i risultati sui benefici del caffè sono sostanzialmente sovrapponibili a prescindere dalle diverse abitudini di consumo e preparazione nelle diverse realtà locali, e dall’uso di miscela intera o decaffeinata.
Il dottor Carlo Alfaro, sorrentino, 54 anni, è un medico pediatra Dirigente Medico di I livello presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi della ASL NA3Sud, Responsabile del Settore Medicina e Chirurgia dell’Associazione Scientifica SLAM Corsi e Formazione, e Consigliere Nazionale della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA).
Inoltre è giornalista pubblicista, organizzatore e presentatore di numerosi eventi culturali, attore di teatro e cinema, poeta pubblicato in antologie, autore di testi, animatore culturale di diverse associazioni sul territorio, direttore artistico di manifestazioni culturali.
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