Il medico risponde: cosa sta accadendo tra adolescenti e genitori?
di Carlo Alfaro
L’ingresso del proprio figlio nell’adolescenza per la famiglia rappresenta un evento critico che può mettere a dura prova le capacità di adattamento ai necessari cambiamenti di ruoli ed equilibri. La famiglia è infatti il primo ambito in cui gli adolescenti sperimentano il tentativo di costruire una propria identità personale e dare vita ed espressione al proprio sé in modo “altro” dalla loro immagine infantile.
Il compito di sviluppo che tocca all’adolescente nei confronti dei genitori è quello di emancipazione e separazione da loro per raggiungere una sempre più completa autonomia e indipendenza, costruendo un proprio sistema di valori, pensieri, regole e ideali. Tale processo si verifica in modo ambivalente, con continua alternanza e oscillazione tra una “presa di distanza”, spesso polemica, in ordine all’esigenza di soddisfare la propria libertà di sperimentarsi, di autonomia, volontà di conquista di propri spazi decisionali, maggiore privacy, nuove relazioni extra-familiari di tipo amicale e affettivo senza più controllo o approvazione parentale, e una “richiesta di vicinanza”, per la necessità di rassicurarsi sull’affidabilità e persistenza dei legami familiari.
La sicurezza di poter sempre ritornare a casa, dove sarà accolto con amore incondizionato, consente anzi al giovane di allontanarsi con maggiore serenità e affrontare le nuove esperienze sentendosi, da un punto di vista affettivo, con le “spalle coperte”: l’esperienza dell’autonomia e del distacco richiede di partire da basi sicure e solidi punti di riferimento. Il processo di “separazione-individuazione” prevede dunque un conflitto e un’unione. Il conflitto prevede che l’adolescente si scontri con idee, valori, norme che sente appartenenti ai propri genitori e tra le quali deve decidere cosa tenere e cosa lasciare. L’unione prevede invece che siano reciprocamente interiorizzati rapporti stabili di fiducia tra i membri della famiglia.
Compito dei genitori è favorire in modo “protetto” il processo di crescita psicologica dell’adolescente, conservando l’unità della famiglia nonostante le spinte spesso distruttive e confuse del ragazzo, senza cadere nel tranello di sentirsi minacciati, abbandonati e messi da parte e di conseguenza entrare in sterile conflitto con lui opponendosi alle sue dinamiche evolutive.
I genitori sono chiamati al non facile compito di creare col figlio adolescente una relazione in equilibrio armonico tra sostegno e guida, affetto e norma. Il rapporto genitori-figli deve modificarsi in un senso di maggiore flessibilità e rispetto per le differenze, capacità di cambiamento all’interno di una rassicurante continuità, improntandosi ad una maggiore pariteticità.
L’adolescenza del figlio richiede ai genitori di creare giusta flessibilità tra autonomia e dipendenza per rappresentare la base sicura da cui partire per sperimentarsi all’esterno, nell’ambiente sociale, in modo adeguato e significativo. Attualmente, il processo di separazione-individuazione trova però difficoltà perché gli adolescenti non hanno dei genitori contro cui opporsi e contrapporsi, ma piuttosto degli eterni adolescenti con le loro stesse ambivalenze, insicurezze, esigenze di conferme e affermazioni, i cosiddetti adultescenti.
Vi è infatti stato un passaggio radicale da famiglie di tipo normativo, orientate all’insegnamento del bene e del male, a famiglie di tipo affettivo, più portate a comprendere, identificarsi, sostenere, facilitare. Non avere dei genitori cui contrapporsi crea un disordine all’adolescente nel processo di individuazione di sé, avendo difficoltà a esternalizzare i suoi conflitti interni se non trova conflitto, limite, barriera, all’interno della famiglia. Il conflitto familiare, lo scontro con regole e confini posti dai genitori alla loro autonomia è funzionale ai ragazzi per definire il loro ruolo nella società. Figure genitoriali troppo comprensive e permissive interferiscono con questo sano processo di crescita.
Oggi gli adolescenti nei genitori ricercano e trovano rassicurazioni e conferme, che alimentano narcisisticamente il loro sé, ma non trovano in loro modelli di riferimento e autorità con cui confrontarsi, cosa indispensabile per sciogliere conflitti e rabbia che altrimenti imploderanno aprendo la strada a comportamenti devianti quali dipendenze e violenza.
Senza conflitto generazionale, perciò, è difficile una sana crescita: ribellione e contrasto sono fasi necessarie per permettere al giovane di sperimentare potenzialità e limiti. Ma perché avvenga il conflitto generazionale, gli adolescenti hanno bisogno di confrontarsi con adulti stabili, risolti, maturi, equilibrati, convinti delle proprie idee, in grado di assolvere in modo fermo al proprio ruolo educativo. I genitori di oggi sono i primi fans dei loro figli, ma non possono dimenticare che il loro ruolo è educarli, non accontentarli sempre.
Il dottor Carlo Alfaro, sorrentino, 54 anni, è un medico pediatra Dirigente Medico di I livello presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi della ASL NA3Sud, Responsabile del Settore Medicina e Chirurgia dell’Associazione Scientifica SLAM Corsi e Formazione, e Consigliere Nazionale della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA).
Inoltre è giornalista pubblicista, organizzatore e presentatore di numerosi eventi culturali, attore di teatro e cinema, poeta pubblicato in antologie, autore di testi, animatore culturale di diverse associazioni sul territorio, direttore artistico di manifestazioni culturali.
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