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Il medico risponde: Cosa fare in caso di bullismo?

di Carlo Alfaro

Il bullismo rappresenta una grave piaga sociale, ma anche sanitaria, per le conseguenze sulle vittime.

La reale dimensione del fenomeno, causa la scelta prevalente delle vittime di non denunciarlo, per vergogna o paura di ritorsioni, è in larghissima misura sommersa. La comunità scientifica stima che i casi reali siano almeno 25 volte quelli segnalati. Si sta anche abbassando l’età dei bulli, con molti casi già nei primi anni delle elementari.

Secondo i dati ISTAT, nel 2014, più del 50% degli 11/17enni è stata vittima di una qualche forma di bullismo. Essere vittime di bullismo costituisce, al pari dell’abuso fisico o sessuale, uno stress sia acuto che cronico per il bambino o adolescente, che può avere importanti implicazioni negative sulla salute fisica e mentale, con rischio di sviluppare diverse tipologie di disturbo, nell’immediato e a lungo termine.

Sul piano psicologico, i ragazzi presi di mira dai bulli nell’immediato sperimentano sensazioni di alienazione, inadeguatezza, insicurezza personale e relazionale, perdita di dignità e autostima, calo di concentrazione e rendimento scolastico fino all’abbandono scolastico, difficoltà relazionali in casa e fuori. Nel medio-lungo termine, possono sviluppare disturbi dell’umore e del comportamento, disturbo d’ansia generalizzato, disturbo da attacchi di panico, agorafobia, dipendenza e abuso di fumo, alcol e droghe, psicosi e depressione, comportamenti autolesivi fino al suicidio o tentato suicidio (l’autolesionismo è il principale predittore di comportamenti suicidari negli adolescenti).

Sul piano fisico, oltre all’insorgere nell’immediato di sintomi psico-somatici (esempio cefalea, dolori addominali ricorrenti, turbe dell’alvo, ovvero irregolarità nella funzione intestinale) vi sarebbe un maggior rischio di sviluppare, nel corso dell’età adulta, malattie cardiache e diabete.

Come reagire quando si verifica un caso di bullismo? Ha fatto scalpore la reazione di un padre di Mugnano, in provincia di Napoli, a marzo scorso: quando il figlio Fabio, 13 anni, è tornato a casa da scuola col viso gonfio di botte, massacrato con schaffi e pugni da cinque suoi coetanei per strada, dopo averlo fatto medicare al pronto soccorso e sporto denuncia ai Carabinieri, gli ha scattato una foto e l’ha postata su Facebook, commentando: «Buonasera a tutto il popolo di Facebook, oggi vi mostro cosa sta diventando il mondo e ve lo mostrerò nel modo più vero e crudo. Vi mostrerò la faccia vera di quella merda che si chiama bullismo e vi prego di condividere e commentare perché quello che oggi è successo a mio figlio non deve e non dovrà accadere a nessuno. E mi raccomando, denunciate perché gli autori di tali soprusi non devono passarla liscia. Spero che siate tutti d’accordo con me. Mi raccomando, condividete!»

Il post è diventato virale, superando le 200mila condivisioni e creando una vera e propria bufera mediatica. Non tutti però sono stati d’accordo sulla scelta di mettere on line il volto tumefatto del proprio figlio bullizzato. Certamente è giusto parlarne per spezzare il muro di omertà, il silenzio impaurito e rassegnato delle vittime di violenza, ma la scelta di mettere l’immagine invece che limitarsi a descrivere l’accaduto è stata vista da alcuni come una forma di esasperato esibizionismo, tipica della nostra era in cui le immagini ormai hanno sostituito il canale della comunicazione verbale per ottenere attenzione e ascolto, amplificate dall’uso dei social che hanno abbassato sensibilmente il senso comune di privacy, trasformando le nostre esistenze in una vetrina pubblica.

Il rischio paventato dagli esperti è stato quello di una sovraesposizione mediatica non sana sia della vittima che dei bulli, tutti minori, che hanno il diritto di andare avanti e non restare cristallizzati nella loro immagine di vittima e aggressori.

I consigli degli esperti sulla condotta più adeguata da tenere in caso di episodio di bullismo sono orientati a ragazzi e genitori e possono riassumersi nei seguenti decaloghi.

Per i ragazzi:

  • Confidarsi: con amici, adulti di riferimento (genitori, insegnanti, medico, psicologo, persone di fiducia), o anche in modo anonimo col Telefono Azzurro, che ha appositamente attivato il numero verde 1.96.96 e la chat online http://consulenzaonline.azzurro.it/xchatty/chat.html.
  • Non stare mai da soli in situazioni o luoghi a rischio di aggressione.
  • Non manifestare di aver paura, arrabbiarsi, piangere, discutere: l’indifferenza è la migliore arma per smontare il bullo.
  • Non sottostare ai ricatti.
  • Non accettare le provocazioni, o rispondere alle botte, meglio far finta di niente e allontanarsi.
  • Non cercare vendetta o rivincita.
  • Utilizzare umorismo e autoironia.
  • Evitare i contatti coi bulli, cambiare per esempio itinerario o luoghi di ricreazione.
  • Rinforzare la propria rete di amicizie, interessi, passioni.
  • Nei casi più gravi, rivolgersi alla Forza pubblica, Carabinieri e Polizia di Stato.

Per i genitori:

  • Controllare i figli, per monitorizzare segnali di cambiamento e allarme.
  • Educarli al comportamento sociale ed etico, anche attraverso l’esempio personale.
  • Aprirsi all’ascolto e al dialogo, nell’ambito di una comunicazione affettiva e rassicurante.
  • Garantire appoggio incondizionato, disponibilità e presenza.
  • Mostrare di rispettare i suoi sentimenti e le sue scelte.
  • Rinforzare nel ragazzo autostima, dignità, socialità.
  • Coordinarsi con insegnanti e scuola.
  • Intervenire con delicatezza, non cedendo ai naturali impulsi punitivi e “giustizieri” nei confronti dei bulli.
  • Collaborare con i genitori del bullo, vittime anche loro di un fallimento educazionale.
  • In caso di necessità, rivolgersi alle Forze dell’Ordine per sporgere denuncia.

Il dottor Carlo Alfaro, sorrentino, 54 anni, è un medico pediatra Dirigente Medico di I livello presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi della ASL NA3Sud, Responsabile del Settore Medicina e Chirurgia dell’Associazione Scientifica SLAM Corsi e Formazione, e Consigliere Nazionale della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA). Inoltre è giornalista pubblicista, organizzatore e presentatore di numerosi eventi culturali, attore di teatro e cinema, poeta pubblicato in antologie, autore di testi, animatore culturale di diverse associazioni sul territorio, direttore artistico di manifestazioni culturali.

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