Il Film, La parrucchiera
di Renato Aiello
Da poco abbiamo scoperto che le stoffe e i tessuti per i costumi della fortunatissima serie tv Game of Thrones sono acquistati a Prato, a conferma di una tradizione antica di maestranze artigianali e dell’apprezzamento estero di lunga data del made in Italy in campo cinematografico.
«Quella italiana è una lunga storia, fatta di successi e tanti premi in giro per il mondo, soprattutto agli Oscar», spiega Annalisa Ciaramella(#annalisaciaramella#costumedesigner#idea#socialworld#), costumista italiana, che di recente si è occupata degli abiti di scena in La Parrucchiera, il film di Stefano Incerti uscito in sala pochi mesi fa.
La Ciaramella, ospite a fine luglio del Social World Film Festival di Vico Equense, dove ha avuto uno spazio tutto suo nell’ambito dello Young Film Market, il mercato del cinema che anticipa la kermesse, ricorda come «Milena Canonero, un vanto della cinematografia nel mondo, è ad esempio l’unica costume designer che può tenere testa nelle preferenze dell’Academy a nomi di più grandi produzioni internazionali come Sandy Powell e Colleen Atwood. E questo grazie alla rinomata esperienza nel campo dei nostri artigiani, e ovviamente a un talento come quello della Canonero che ha lavorato e vinto Academy Awards soprattutto con le pellicole di Stanley Kubrick».
Annalisa Ciaramella sottolinea la parola “artigiani” ed esperienze “artigianali” perché dopo tutto «… quella italiana non è un’industria forte e ben strutturata come si può osservare in Francia e negli Stati Uniti, bensì un mondo fatto di piccole realtà ma allo stesso tempo di numerose eccellenze che traggono la propria forza proprio dai segreti e dai saperi artigianali pluridecennali. E dal teatro, ovviamente».
Nel corso del workshop al Film Market del Social Festival, la costumista ha rivelato, attraverso immagini e clip, come la lavorazione dei costumi si leghi indissolubilmente agli altri comparti di un film, soprattutto la scenografia, e di come essa trovi la sua espressione attraverso lo stile ricercato per l’occasione, le indicazioni di regia e persino il tipo di attori con cui si lavora, portando l’esempio massimo di un trasformista del grande schermo come Johnny Depp.
Ma è l’esperienza più recente del film di Incerti a fornire i maggiori insegnamenti e le analisi più approfondite nel seminario: «Per La Parrucchiera, di comune accordo con il regista, abbiamo optato per uno stile colorato, eccentrico e leggermente saturo che rimandasse all’universo di Pappi Corsicato e soprattutto a quello di Almodòvar, un vero maestro e icona assoluta – racconta -. Sono stata libera così di sperimentare e combinare tinte e colori in un racconto di Napoli, sì verosimile, ma allo stesso tempo affidato all’estro creativo e che risentisse dello stato d’animo dei personaggi».
La storia, ambientata tra il centro storico e il lungomare partenopeo (e il tagline del film “succede solo a Napoli” la dice già lunga), vede una giovane donna, mamma di un ragazzo cresciuto in una “famiglia” di amiche (anche trans) lottare per il suo futuro e per un lavoro dignitoso come parrucchiera, prima nel salone gestito dalla sua mentore (una Cristina Donadio sopra le righe, perfida mai quanto Scianel e allo stesso tempo fragile come un cucciolo tra marito fedigrafo e l’assistente gay ipocrita) e poi in quello che prova ad aprire in pieno centro di Napoli.
Tra strutture abbandonate e poi ristrutturate, amori mai dichiarati, gelosie, ricatti meschini di un usuraia dalla mise un po’ pirata e un po’ rockstar, e una carrellata di vestiti sgargianti e acconciature mai banali (basti pensare al Vesuviush), Rosa (interpretata da una brava Pina Turco, compagna del regista Edoardo De Angelis e nota ai più per il suo ruolo di Debora, la moglie di Ciro in Gomorra Laserie) cade e si rialza, combatte e non si dà mai per vinta, pure di fronte al peggio per il suo locale Testa e Tempesta. Regalandoci, oltre a ottime interpretazioni, una sfilata di tubini, gonne e minigonne che è un vero fasto per occhi e cuore, merito senz’altro del comparto costumi di Annalisa Ciaramella, docente all’Accademia di Belle Arti di Napoli.