Cultura

Il Film, Captain Fantastic

di Renato Aiello

Tra tutti gli attori reduci dalla trilogia dell’anello di Peter Jackson, eccezion fatta per il grande Ian Mckellen, il premio Oscar Cate Blanchett e il compianto Christopher Lee, interpreti giunti alla saga già con un bagaglio professionale e un curriculum notevole, Viggo Mortensen risulta quello più in forma oggi sul grande schermo.

L’indimenticato Aragorn di Il Signore degli anelli, re di Gondor e guerriero degli eserciti della Terra di Mezzo contro Sauron, l’oscuro signore di Mordor, difficilmente sbaglia un film e, dopo aver lavorato per anni con David Cronenberg, diventandone quasi un attore feticcio, si guadagna la sua seconda nomination all’Oscar con un film di rara bellezza e un interpretazione potente.

La pellicola in questione è Captain Fantastic, passata troppo velocemente in sala l’anno scorso, senza la giusta attenzione che meritava, e che si può sempre recuperare in dvd, blu-ray o, se vi capita, ancor meglio in un cineforum.

Abituato da sempre a prove estreme e a ruoli intensi, cesellati con sottrazione emotiva e grande scavo introspettivo, come in The Road e in La promessa dell’assassino.

Anche qui Mortensen ci offre un personaggio meraviglioso, quel capitano davvero fantastico del titolo: è il padre di una piccola tribù di sei figli cresciuti tra le foreste incontaminate, quasi completamente ignari della cosiddetta “civiltà” americana e dei suoi bizzarri usi e costumi: la sorpresa nel vedere gente obesa in città e nella scoperta successiva della coca cola mai assaggiata, e cui preferiscono un più salutare bicchiere di vino, vale il biglietto di ingresso al cinema

La vita tra i boschi, che li ha forgiati nello spirito laborioso e nel fisico atletico che permette loro di cacciare con grande abilità, è stata una scelta condivisa di entrambi i genitori, messa in crisi solo nel momento in cui arriva loro la notizia della morte della madre, allontanatasi per curarsi purtroppo senza successo.

Da lì inizia il loro viaggio, inizialmente rifiutato dal padre, verso il mondo in cui non hanno mai vissuto, e che li guarda con sospetto e superiorità inesistente: hanno una cultura impressionante, fornita dal genitore fin da quando erano piccoli, e sanno più cose persino dei loro cugini coetanei devoti a bevande gassate e videogame.

Il confronto con la famiglia materna, passando per un esilarante funerale dai colori eccentrici e dai costumi bizzarri portati da loro in chiesa, sarà difficile e non privo di scontri e perdite, con fughe e rinunce, verso un finale forse inaspettato, data la piega degli eventi.

A tenere testa al bravissimo Mortensen  – qui anche in un nudo frontale beffardo e irriverente, nonché provocatorio – ci pensa il nonno dei ragazzi, l’ottimo Frank Langella, attore italo americano protagonista di tanti film e salito alla ribalta dopo aver ritratto Nixon nel film di Ron Howard Frost/Nixon, con cui si guadagnò la sua prima nomination agli Academy Award.

I temi affrontati pescano in tanta letteratura e cinema contemporaneo: dallo stato di natura ipotizzato da Rousseau alla contestazione tipica della beat generation dei vari Kerouak e Ginsberg, dal rifiuto della civiltà nel più recente Into the wild di Sean Penn fino alla simpatica e divertente devozione socialista-marxista di famiglia per Noam Chomsky, venerato più di un qualsiasi Dio cristiano, ebraico o musulmano.

Captain Fantastic è uno splendido racconto sulle sfide che la vita sa proporti, sulle svolte inaspettate cui l’individuo, soprattutto di giovane età, non è preparato, e sul libero arbitrio che è il motore, o almeno dovrebbe essere, della dignità umana. I bambini si avvicinano al mondo civilizzato, provano disagio e qualcuno ne è attratto, c’è chi disubbidisce o sceglie di mollare, ma alla fine sono come calamite fortissime, pronte a ritrovarsi e a rigenerarsi grazie alla carica magnetica che il capofamiglia ha saputo imprimere. La stessa energia che Viggo Mortensen sa infondere negli spettatori ogni volta che gira un film, lasciandoli consapevoli di aver assistito a un gran bel lavoro attoriale.

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