I misteri della Cappella Sansevero e di Raimondo de Sangro
di MICHELE DI IORIO
La Cappella Sansevero venne costruita nel 1590 nel giardino del Palazzo sorto dieci anni prima, che affaccia su piazza San Domenico Maggiore, quale sepolcro gentilizio della famiglia de Sangro, principi di Sansevero. Vi trovavano posto poche tombe sontuose rischiarate dall’alto da da lampade votive fatte rimaneggiare dal 1737 da Raimondo de Sangro, VII principe di Sansevero .
La famiglia, di antichissima nobiltà che ebbe origine nella Francia merovingia-carolingia, divennefeudataria di alcuni contadi del piccolo Molise, lungo il fiume Sanguineto, che poi da loro prese il nome Sangro. In seguito la casata si ramificò nella ricca Capitanata di Puglia, con baronie, contee, marchesati, divenendo quindi duchi di Torremaggiore, Grandi di Spagna, Patrizi di Napoli al Seggio di Nido e infine, nella seconda meta del 1500, principi di Sansevero.
Raimondo de Sangro, terzogenito, nacque a Torremaggiore. Successe a suo padre Antonio rinunciatario dei suoi feudi e titoli, sposato con donna Carlotta Caetani Merode d’Aragona.
Raimondo fu gentiluomo di re Carlo di Borbone, Cavaliere di San Gennaro, colonnello di fanteria, letterato, ma soprattutto scienziato, filosofo e storico, alchimista e inventore poliedrico.
A lui si deve la geniale rivoluzione della Cappella gentilizia: da semplice complesso funebre del suo casato venne trasformata in simbolo eterno di tempio massonico e rosacruciano, alchemico spirituale, e non solo.
Raimondo de Sangro fu autore di prodigiose invenzioni militari e civili. Aveva una propria stamperia dove videro la luce opere alchemico-massoniche. Creò un mastice speciale per i suoi pittori e scultori che lavoravano in equipe nella Cappella o Tempio della Pietà.
All’interno di Cappella Sansevero nel 1749 fece realizzare dal misterioso pittore Francesco Maria Russo – anagramma di Fra Massoni Rusacroce – il soffitto prodigioso della volta, la Gloria del Paradiso, e il complesso della sua tomba nel 1750, con misteriosi passaggi segreti.
Il pavimento a labirinto della Cappella riportava uno schema musicale. Nel 1752 inventò una sorta di pila per la lampada perpetua dei Rosacroce.
Completò il prodigioso grande athanor, ovvero un forno il cui calore serve ad eseguire la digestione alchemica, accanto a quello piccolo, che erano siti nei sotterranei che arrivavano fino al Palazzo. Si dice addirittura che avesse reso il marmo malleabile: pose così veli alla statua della Pudicizia Velata e una rete marmorizzata su quella del Disinganno, fino ad arrivare a realizzare nel 1753 la meraviglia delle meraviglie, il Cristo Velato. Benché dopo tre anni avesse rinunziato alla carica di Gran Maestro della Massoneria, aveva voluto intorno a sé solo costruttori e filosofi rosacruciani.
Tra i 1763 e il 1765 chiamò il professor Giuseppe Salerno, docente di anatomia alla Facoltà di Medicina all’Università di Palermo. Fornendo materiali sintetizzati da lui stesso, Raimondo fece realizzare dall’illustre patologo i due modelli anatomici, oggi conservati nella cripta sottostante la Cappella.
Raimondo de Sangro tenne sempre una fitta corrispondenza con grandi teorici del pensiero greco antico dell’atomo e dell’electron, e della filosofia della doppia morte e degli eroici furori di Giordano Bruno e degli antichi filosofi egizi osiridei.
Le leggende e i misteri che circondano Raimondo sono tanti, oggi come nel Secolo dei Lumi, il che gli valse l’immeritata fama di stregone piuttosto che quella meritatissima di scienziato.
Si raccontava pure che avesse creato una energia arcana, quella dei marmi radianti, che lavorava in sinergia con campi sottili di strane energie altre …
Poco dopo aver messo a punto il 24 luglio 1770 la mirabile carrozza anfibia perfettamente funzionante, si dice che decidesse di morire fisicamente il 22 marzo 1771 …
L’anno successivo, in un sopralluogo ufficiale del figlio ed erede Vincenzo, VIII principe di Sansevero, si constatò effettivamente che le sue spoglie non si trovavano nella tomba … Qualcuno disse che Raimondo de Sangro fosse riuscito a realizzare il corpo di luce dell’anima immortale, tradizione cara ai taoisti e ai tibetani e così agli antichi egizi nel ka …
Non lo sappiamo, ma continuiamo ad andare nei luoghi dei suoi studi e dei suoi esperimenti, e a volte ci pare di incontrarlo ancora …