Società

I migranti e Salvini

di Carlo Alfaro

Matteo Salvini, come Ministro dell’Interno, porta avanti la politica che è stata cavallo di battaglia della propaganda elettorale: chiudere tutti i porti italiani alle navi delle Organizzazioni non governative cariche di migranti: «La priorità del governo- afferma- è blindare i confini, dalle Alpi alla Sicilia. Basta, non si passa, stop. L’emergenza di questo Paese è pulire, rimettere delle regole, chiudere gli accessi, punire ed espellere».

La linea dura di Salvini, culminata non autorizzando l’attracco in Italia della nave Aquarius della Ong Sos Méditerranée con a bordo 629 migranti e all’Ong tedesca Sea-Watch 3 con quasi 800 africani, chiedendo all’isola di Malta di farsene carico, o rifiutando la nave della Ong Lifeline che ha soccorso e salvato 224 migranti a Nord delle coste libiche, per la quale ha litigato con l’Olanda, sostenendo che la nave batteva bandiera olandese, crea consenso in Italia, dando voce agli umori più nascosti e xenofobi del popolo.

Secondo il sondaggio condotto dall’Ipsos di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera, il 59% degli Italiani apprezza le scelte del politico leghista Salvini, contro un 24% che disapprova e un 17% che non si esprime. Il consenso è abbastanza trasversale, in quanto mentre il centrodestra è compatto a favore della condotta del suo leader e gli elettori cinquestelle sono sostanzialmente in larga parte fortemente favorevoli, anche almeno il 30% dell’elettorato di sinistra approva la condotta di Salvini.

Sembriamo dimenticare, però, che l’essere umano è tale a prescindere dalla razza, che i confini e le frontiere sono solo una convenzione umana, che le navi cariche di migranti configurano il dramma di disperati impegnati in viaggi-odissea, in fuga da guerre, dittature, fame, verso il miraggio Europa. Respingere profughi e migranti, trattarli come cose da respingere al mittente, posto che sia possibile, significa ributtarli tra le braccia degli inferni di disperazione da cui sono fuggiti.

Il complesso tema dei migranti non può essere letto in termini di mera difesa del nazionalismo laddove implica angolazioni storiche, ideologiche, politiche, economiche, sociali, previdenziali, demografiche, sanitarie. La presenza di nazionalità diverse dalla nostra nel nostro territorio evoca oscure paure di perdere la propria identità nazionale, ma in realtà la multi-etnicità non può che apportare arricchimento e confronto. La nostra ossessione di sicurezza, rivelatrice di una radicata e oscura paura del diverso, non dovrebbe offuscare l’innato sentimento di umanità.

Il fenomeno delle migrazioni ha una rilevanza numerica impressionante che non lo rende liquidabile con posizioni nette e sbrigative. Dal Dossier Statistico Immigrazione 2017, curato dal Centro Studi e ricerche IDOS, gli stranieri regolari in Italia risultano, all’inizio del 2017, 5.359.000, cui si aggiungono circa 400.000 irregolari, per un totale che arriva a raggiungere intorno al 9% della popolazione residente, distribuiti per il 57,8% al Nord, il 25,7% al Centro, il 16,5% al Sud.

I Paesi più rappresentati in Italia sono nell’ordine Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina. Questi immigrati mostrano una forte tendenza all’insediamento stabile, soprattutto i non comunitari, i quali per circa il 63% hanno ottenuto un permesso CE come lungo-soggiornanti, e quindi a tempo indeterminato. Le previsioni per lo scenario futuro vedono insediarsi questi “nuovi italiani” come più di un terzo della popolazione totale. Il mondo cambia e non possiamo fermarlo. Abbiamo, come esseri umani e cittadini del mondo, una responsabilità nei confronti dei nostri simili che ci chiedono accoglienza.

Moli sono bambini. Questo è il dramma più grosso. Delle duemila persone in media al giorno che attraversano il Mediterraneo per andare verso l’Europa, uno su tre è un minore. Di questi, l’89% è un “minore non accompagnato”, vale a dire un minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Unione europea che è privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano.

Secondo i dati promulgati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sarebbero 16348 i minori non accompagnati presenti in Italia fino a maggio 2017, 1129 dei quali al di sotto dei 14 anni. Come evidenzia l’Atlante di Save The Children, tra gennaio 2011 e dicembre 2016 sono sbarcati in Italia 62672 minori senza adulti di riferimento. Il loro numero è cresciuto di 6 volte tra il 2011 (4.209) e il 2016 (25.846). Il 95% dei minori non accompagnati sono maschi, anche se il numero complessivo delle femmine, a forte rischio di essere vittima di violenza sessuale e tratta per la prostituzione, si è quadruplicato tra il 2012 e il 2016, passando da 440 a 1.832. L’80% ha dai 16 ai 18 anni, ma si assiste a un aumento progressivo della presenza di pre-adolescenti e bambini.

Dopo essere sbarcati sulle nostre coste, i minori stranieri non accompagnati sono costretti ad affrontare un percorso non privo di ostacoli attraverso un sistema di accoglienza disomogeneo che, nonostante alcuni sforzi fatti negli ultimi anni per migliorare la capacità e gli standard di accoglienza, presenta ancora diversi problemi. Il sistema di prima accoglienza dedicato ai minori soli è basato dal 2016 su 21 progetti specializzati ministeriali, che dovrebbero garantire strutture con standard adeguati per un totale di 1000 posti circa distribuiti in 11 regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Marche. La limitata capacità ricettiva di questi nuovi centri rispetto al flusso di arrivi, fa sì però che a questi si continuino ad affiancare tante strutture temporanee o straordinarie che spesso non offrono condizioni adeguate di accoglienza e protezione.

La conseguenza di tutto ciò è l’altissimo numero dei minori non accompagnati che si rendono irreperibili sul territorio italiano, i cosiddetti “bambini invisibili” per il sistema. Anche la capacità del sistema di seconda accoglienza, che dovrebbe garantire un servizio di tipo educativo orientato all’integrazione, si è rivelata spesso carente. Per questo, Save the Children ha promosso nell’ottobre 2013 la prima proposta di legge per l’accoglienza e la protezione dei minori stranieri non accompagnati, che dopo 4 anni di mobilitazione, è stata finalmente approvata in via definitiva in Parlamento il 29 marzo 2017.

La nuova legge 47/2017, prima in Europa nel suo genere, supera l’approccio emergenziale e prevede un sistema nazionale strutturato ed efficace, dalle procedure per l’identificazione e l’accertamento dell’età alla necessità di rispettare gli standard minimi per tutte le strutture di accoglienza, dalla promozione dell’affido familiare alla figura del tutore volontario, dalle cure sanitarie all’accesso all’istruzione, e semplifica le procedure di conversione del permesso di soggiorno al compimento del 18esimo anno di età per maggior tutela del percorso di integrazione.

Il problema è complesso, le incognite tante, le criticità molte. Una sola certezza: non credo sia possibile negare che accogliere questi bambini sia un nostro dovere.

(Foto by Francesco Grillo)

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