Gomorra la serie, terza stagione di successo e in anticipo sul campionato di calcio
Nella storia della televisione è capitato spesso a programmi ed eventi importanti di doversi confrontare con una contro programmazione forte e letale come quella delle partite di calcio. Basti ricordare l’invito di Carlo Conti a registrare l’anticipo di campionato in onda contemporaneamente con il Festival di Sanremo.
Allora si trattava del big match Napoli Juventus, e anche stavolta si ripropone lo stesso duello televisivo coi vertici della Serie A, tutto interno però alla piattaforma satellitare Sky: nella serata del 1 dicembre infatti, all’incontro decisivo per gli equilibri di classifica, si opporrà sui canali Sky Atlantic e Sky Cinema Uno Gomorra – la serie, che alla terza stagione non perde colpi e smalto, e incrementa anzi il numero di telespettatori, superando nel debutto persino la prima tv di prodotti Hbo come Il trono di spade 7.
Sebbene la pay tv consenta di registrare sul MySky un programma mentre se ne vede un altro, in questa particolare occasione, per cui si stava invocando addirittura il posticipo del doppio episodio di Gomorra – mica della partita, ovviamente -, la rete offre ai suoi abbonati già dalla mattina del primo dicembre, in versione on demand, le due puntate che andranno comunque in onda all’orario consueto.
Potere di un fenomeno televisivo che non conosce tramonto e che rinverdisce i gruppi di ascolto gloriosi degli anni d’oro della tv di Stato. Nell’attesa del giro di boa della serie, forse è il caso di fare il punto della situazione, arrivata quasi a un piccolo finale anticipato di stagione.
Speculare all’incipit di Gomorra 2 del 2016, che vedeva Don Pietro latitante in Germania e impegnato a gettare le basi del suo ritorno in patria, nella terza puntata c’è l’Immortale Ciro Di Marzio alle prese col bulgaro – parlato anche molto bene dal bravo Marco D’Amore – e con i traffici illeciti di droga, prostituzione minorile e immigrati nascosti nei tir di un feroce clan di Sofia.
Dietro le luci e i monumenti della capitale dell’Est Europa si nasconde l’anima più oscura del post comunismo, glaciale come i palazzi decadenti del regime e spietata come solo le grandi organizzazioni criminali sanno essere. Un episodio giocato sulla solitudine rabbiosa dell’ex boss scissionista in espiazione, impenetrabile e carico dei misteri del suo passato napoletano.
Napoli si presenterà alla discoteca bulgara nelle vesti nere e nelle barbe lunghe di giovani e rampanti figli di camorra, capitanti dallo sfrontato Enzuccio – la sorpresa Arturo Muselli, già visto nella Tenerezza di Amelio e nella Parrucchiera di Incerti -, rimettendo in discussione la lontananza di Ciro da Secondigliano e la sua fedeltà ai criminali bulgari.
Nel frattempo Genny è sempre in guerra col mondo e con le sue tante famiglie: il suo consigliere Gegè lo tradisce, una inviperita Scianel esce dal carcere dietro lauto acquisto del silenzio di Marinella – la nuora l’aveva accusata di omicidio alla polizia -, promettendo scissioni e fuoco e fiamme a Napoli Nord, ma è il suocero Avitabile l’incognita che pesa come una spada di Damocle sulla sua testa per tutto il quarto episodio.
I sospetti tra i due crescono, Genny arriva a eliminare il pavido Gegè – passato intanto dalla parte di Don Avitabile sotto minaccia – quasi come aveva fatto il padre con la finta talpa nella prima stagione, il famoso ‘O Bulletta ucciso a mani nude.
Tutto inutile, persino l’accordo con l’odiata e vendicativa Scianel serve a ben poco se nel finale di puntata crolla tutto, in un crescendo di tensione magistralmente diretto da Francesca Comencini, regista che si alterna a Claudio Cupellini nella serie.
I clan di Napoli, con cui era venuto a patti nello storico Palazzo dello Spagnuolo subito dopo la morte del padre, si rivoltano contro Gennaro, lo pestano a morte, tra ghigni diabolici e occhiate spettrali nel montaggio sfocato delle soggettive, per poi consegnarlo definitivamente al famelico suocero.
I nodi vengono al pettine, i movimenti e i traffici fuori dal Sistema sono svelati, la vendetta è servita sul video di uno smartphone che contiene la consueta testa mozzata honduregna – il vecchio contatto di Genny decapitato – e allo sventurato Savastano tocca l’umiliazione persino davanti al boss calabrese che l’aveva salvato in Germania a suo tempo.
Ha perso tutto: figlio, moglie, società, soldi e potere, rigettato come un corpo estraneo nel vialone di Scampia, dove si rialza davanti alle Vele con fatica, barcollando sanguinante come uno zombie di The walking dead. Un uomo finito, per il momento.
Lo squillo nell’ultima inquadratura al numero di Ciro, rientrato in Italia e in affari con i talebani di Enzuccio, insieme ai progetti di espansione di Scianel e della “fidata” Patrizia, promettono di scompaginare le carte e di rimettere tutto in discussione nelle prossime puntate.
Nessuno è come sembra, nessuna debolezza è consentita, il doppio gioco o il buon viso al cattivo gioco sono la regola in un mondo senza sole e senza speranza come quello di Gomorra la serie.
I tweet del nostro @RenatoNovAjello – https://twitter.com/RenatoNovAjello
Lo squallore infinito nella gestione dell’#immigrazione clandestina alla periferia bulgara dell’#Europa.
Da ‘o fra a ‘o zio il passo è stato breve. Se ci scappa ‘o nonno la vedo molto male.
Il richiamo della foresta per Ciro non si è fatto attendere.
#Scianel in forma smagliante,agguerrita come #Cersei dopo il cammino della vergogna.
#Scianel sorella stretta di #Puigdemont: vuole l’#indipendenza come la #Catalogna.
#Patrizia, la nuora ideale. E chi non se la sposerebbe sta figlia ‘e ndrocchia?
La pesca miracolosa: “#Genny, io vorrei che tu,’O Cardillo e io fossimo presi per incanto e messi ngopp a na barca”.
Un finale di stagione quasi anticipato. Non possono trascorrere 7 giorni,inammissibile