Gaetano Montella, la passione e il talento del pizzaiolo porticese
di Maurizio Longhi
Dalle nostre parti, quando si parla della pizza iniziano dibattiti di natura storico-culturale e rivendichiamo con fierezza ciò che altrove non si può trovare. Sì, perché la pizza è stata esportata ovunque, ma quella napoletana non la batte nessuno, non c’è impegno che tenga, non c’è sforzo che non sia destinato a rimanere vano. Ma perché la pizza venga sfornata al punto giusto, risultando di qualità sia nell’aspetto che nella consumazione, c’è bisogno che anche il pizzaiolo sia ispirato a dovere.
Diverse sono le modalità di approccio a questo mestiere, che è anche un’arte, e c’è chi è predestinato dalla nascita. È il caso di Gaetano Montella, classe ‘73 e porticese doc, che ha iniziato ad ambientarsi nelle pizzerie dal lontano 1983, quando non aveva ancora compiuto dieci anni ed era un bambino che lavorava alla corte di Gennaro Salvo. Il suo compito era quello di infornare le pizze, ma mentre lo faceva già sognava quello che sarebbe stato il suo futuro, immaginava di mettere lui le mani sul bancone, accarezzare l’impasto come fosse argilla, un abbozzo da modellare e far venire fuori un capolavoro.
Quel sogno, Gaetano l’ha realizzato: fino a 14 anni infornava, osservava, studiava, carpiva i segreti del mestiere dai suoi maestri aspettando il momento in cui sarebbe stato lui ad insegnare l’arte della pizza. Portici, proprio come una mamma, è stata la sua culla, quella in cui ha visto vagire e crescere il suo talento, poi era giusto che volasse via dal tepore del nido per misurarsi in altri posti. Nel 1988, a 16 anni, è approdato a Taranto, per la sua prima esperienza lontano dalle radici vesuviane, dove la pizza è legata da una sorta di primogenitura.
Il primo premio l’ha vinto quando lavorava a Somma Vesuviana con lo Snack House, in un lustro che gli ha dato tanto a livello sia professionale che umano, ma ogni esperienza gli ha lasciato qualcosa, come quelle vissute all’estero, dalla Svezia alla Spagna e il decennio con la ditta Amabile. Le soddisfazioni sono state copiose, come le partecipazioni a diverse manifestazioni che gli sono valse il terzo gradino del podio al campionato mondiale del 2000, il primato in tre campionati italiani e in due regionali. Ne ha fatta di strada quel bambino di nove anni che, in cuor suo, aveva sempre saputo che la sua vita sarebbe stata a stretto contatto con la pizza.
Lui è felice quando lo è anche il cliente dopo aver mangiato una pizza da lui preparata. Gaetano non ama molto i riflettori, preferisce le luci che gli illuminano lo spazio in cui può dar vita alle sue creazioni perché, come ci tiene a dire, per lui la pizza è fantasia ma anche molto altro. La pizza è amore, è passione, è creatività, semplicemente è vita. Per Gaetano ogni giorno in cui indossa quel grembiule si ferma tutto, il resto può attendere, perché per un pizzaiolo l’impasto diventa una dipendenza, quel forno a legna uno scrigno in cui divampano schegge di sogni e desideri.
«Con l’impasto ci dialogo», si lascia scappare Gaetano: la sua è una rivelazione tipica di chi ama davvero il suo lavoro ed entra in un’altra dimensione quando lo svolge.
«La pizza mi dà forza e mi mantiene giovane», eccone un’altra di rivelazione, la pizza come elisir di lunga vita, come palestra per lo spirito, come espressione di sé.
Anche nel mondo della pizza non è consentito fermarsi, adagiarsi sul proprio talento, c’è bisogno di aggiornarsi sempre, di imparare ogni giorno per offrire l’eccellenza ai clienti. Gaetano Montella è una eccellenza porticese, dategli un po’ di impasto e vi sforna qualcosa di indimenticabile.