Figli di Portici famosi: l’economista Antonio Ciccone
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Antonio Ciccone è nato a Saviano, in provincia di Napoli, il 7 febbraio 1808, da Nicola Ciccone e da Nicoletta Fajella
Laureatosi, nel 1829, in medicina alla Reale Università di Napoli, ha esercitato la professione medica.
Nello stesso ateneo, dal febbraio 1845, è stato professore di Medicina pratica.
Professando idee liberali, pur patendo persecuzioni dalla polizia borbonica, nel febbraio del 1848, è stato eletto deputato alla Camera dei deputati del Regno delle Due Sicilie.
Dopo i fatti luttuosi del 15 maggio 1848, sciolte le camere, è decaduto.
Costretto a esulare prima a Parigi e poi a Torino, è rientrato a Napoli solo nel 1860.
Durante «… il governo dittatoriale di Garibaldi», il 23 settembre 1860, è stato nominato membro della Consulta generale di Napoli.
Dal 29 ottobre 1860 al 28 febbraio 1861, è stato professore di Medicina legale alla Regia Università di Napoli.
Dal successivo 29 novembre 1860, ha ricoperto la carica di Segretario generale dell’istruzione pubblica.
Ritornato alla politica attiva, l’8 settembre 1865, stato eletto consigliere comunale di Napoli.
Intanto, tramutatosi in economista, dall’1 dicembre 1865 è stato docente straordinario di economia politica alla Regia Università napoletana.
Dall’1 novembre 1866 e per molti anni, è stato docente ordinario di economia politica «… diligente ed efficace, accetto alla gioventù studiosa, innamorato della scienza da lui professata».
Studioso e ineguagliabile difensore delle sue teorie sulla libertà economica, è stato autore di numerosissimi «…. scritti attinenti all’economia che egli pubblicò, in parte polemici, in parte dottrinali».
Alle elezioni politiche, candidato per la Destra nel collegio di Nola, è stato eletto deputato per la prima Legislatura del Regno d’Italia (18 febbraio 1861 – 7 settembre 1865).
L’1 novembre 1863, nominato segretario generale del Ministero di agricoltura, industria e commercio, «… essendo ministro quel bello e limpido ingegno che fu Giovanni Manna», ha dovuto lasciare il seggio in Parlamento. È rimasto in tale carica fino al 28 gennaio 1864.
Nel biennio 1864 – 1865, ha ricoperto incarichi pubblici: «… Presidente per l’inchiesta sulla Zecca di Napoli (13 maggio 1864); Soprintendente dell’albergo dei poveri di Napoli (29 maggio 1864); Presidente degli Educandati femminili di Napoli (31 dicembre 1865)».
Dall’ottobre 1868 al maggio 1869, ha retto il ministero di agricoltura, industria e commercio «… nel secondo Gabinetto Menabrea». Nonostante sia stato ministro poco «… più di sei mesi, pure non fu priva di qualche buon effetto la sua presenza in quel Ministero».
Il 13 dicembre 1968, nel corso della X Legislatura (22 marzo 1868 – 2 novembre 1970), è stato nuovamente eletto deputato per il collegio abruzzese di Gessopalena.
Anche stavolta, però, essendo stato nominato senatore, è dichiarato decaduto dalla carica prima del termine del mandato legislativo.
Entrato a Palazzo Madama, in virtù del decreto reale del 6 febbraio 1870, ha partecipato a importanti dibattiti, quali quelli riguardanti il credito agrario e la riforma forestale.
Ideatore e propugnatore della Scuola Superiore di Agricoltura di Portici, dietro sua iniziativa, il Consiglio del Municipio di Napoli, il 20 maggio 1872, «… sotto la presidenza del sindaco Guglielmo Capitelli che si prodigò per incrementare tutto il settore dell’istruzione napoletana, dispose all’unanimità lo stanziamento di lire 20.000 per «l’istituto agrario da fondarsi nella ex Reggia di Portici».
Così. Nelle vesti di presidente del Consiglio direttivo della Scuola, il 9 gennaio 1873, giorno dell’inaugurazione, vi ha tenuto il discorso inaugurale.
Sovente ha soggiornato a Portici, alloggiando in Villa Ciccone in via Cassano.
Grazie ai suoi studi, ascritto a diverse Accademie e Società Scientifiche, è stato:
- socio dell’Accademia d’agricoltura, commercio e arti di Verona (31 luglio 1861); dell’Accademia d’agricoltura di Pesaro (gennaio 1863);
- membro ordinario della Società reale di Napoli (4 febbraio 1866); residente dell’Istituto di incoraggiamento di Napoli (23 settembre 1868);
- socio onorario dell’Accademia d’agricoltura di Modena (12 marzo 1869); dell’Accademia Pontaniana di Napoli (16 febbraio 1875);
- vicepresidente dell’Associazione per il progresso degli studi economici (1874); dell’Accademia di scienze morali e politiche di Firenze (1893).
Per la sua attività è stato decorato con le insigne dell’:
- Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro: Cavaliere, 30 maggio 1861; Commendatore, 5 maggio 1864; Grande ufficiale, 14 marzo 1869
- Ordine della Corona d’Italia: Cavaliere, 24 aprile 1868; Grande ufficiale, 23 gennaio 1869; Gran cordone, 9 ottobre 1875
- Ordine del Leone di Zähringen – Granducato di Baden: Gran cordone, maggio 1869.
Incalzato dalla vecchiaia e dal venirgli meno le forze, rinunciando all’insegnamento e alla scena politica, si è ritirato a vita privata.
Il 2 maggio 1893, a Napoli, il senatore Antonio Ciccone ha esalato il suo ultimo respiro.
Nastrini delle onorificenze attribuitegli:
Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
Grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia