Figli di Portici famosi: l’archeologo e filosofo Antonio Piaggio
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Antonio Piaggio è nato a Genova, nel 1711.
Discendente di un’onesta famiglia, erudito «… agli studi classici sotto la direzione dei Padri delle Scuole Pie, ne fu preso di tale e sì forte amore, che se ne formò il pensiero più dolce e l’occupazione costante fin da quella età che pare più abborrente dalle severe lucubrazioni e dal meditare profondo».
Perciò, ha scelto di entrare a far parte di «… quell’Ordine, ove era stato con tante cure educato alle scienze».
Contemporaneamente, agli studi filosofici ha abbinato lo studio del disegno e dell’arte «… dello scrivere e imitare gli antichi manoscritti».
Padre scolopio, esperto di lingue antiche, dedicatosi alla composizione di miniature, in breve, ha visto crescere la fama di provetto miniaturista.
Ha miniato opere «… tutte di sua mano, con fregi e dorature, eseguite dietro un nuovo metodo da lui inventato a perfezione dell’arte antica, allora per poco affatto dimenticata».
Pertanto, dal sommo pontefice Benedetto XIV è stato chiamato a Roma per assolvere al compito di «… ‘custode delle miniature e scrittore latino’ presso la Biblioteca Vaticana».
Uomo dalla «… mente acuta e perspicace, ad una erudizione vasta e profonda, aggiungeva una pazienza instancabile, una imperturbabil costanza».
Grazie a queste doti, ha dato sorprendenti prove della sua abilità tecnica e artistica: ha disegnato, «… ritraendo da antichi originali, carte geografiche, ricopiati vetustissimi codici latini, greci, ebraici, siriaci con una tale e scrupolosa esattezza da non potersi discernere quale fosse il vero tra il vecchio e il nuovo: e supplite lacune di manoscritti e di codici con sì maestra mano da ingannare l’occhio dei più periti conoscitori, rifatte o rinfrescate miniature e disegni per lunga età quasi affatto perdute, ed altre cose di tal fatta, che sarebbe troppo noioso volere narrare ad una ad una a minuto».
Nell’anno 1748, ha pubblicato con successo il frutto dei suoi diversi studi.
Intanto, «… distintosi per le sue spiccate attitudini per le arti meccaniche e grafiche ed aveva inoltre acquisito una reale competenza nel settore del restauro del materiale antico».
Per questo, immediatamente dopo la scoperta delle rovine dell’antica Ercolano, nel luglio del 1753, è arrivato a Portici.
Dal sovrano di Napoli e di Sicilia, Carlo di Borbone (Carlos Sebastián de Borbón y Farnesio; Madrid, 20 gennaio 1716 – Madrid, 14 dicembre 1788), con ripetuto invito ed esplicita richiesta, è stato ingaggiato per attendere allo svolgimento e allo studio dei papiri carbonizzati.
Presso la Reale Officina dei Papiri, interna al Reale Museo Ercolanese di Portici, ha messo a punto il sistema di svolgimento, utilizzato fino al 1906, «… fondato essenzialmente sull’utilizzazione di una colla a base di sostanze naturali sia per facilitare il distacco sia per fissare i pezzi svolti su tela o su pellicola di battiloro, ottenuta dalla vescica di porco o di pecora, oltre che di un ‘mobile di trazione’».
Nel 1754, ha completato positivamente l’apertura e la trascrizione «… del PHerc. 1497 contenente il quarto libro dell’opera Sulla musica di Filodemo».
Questa e altre copie dei primi papiri svolti e trascritti sono da lui consegnate «… al canonico Mazzocchi, che fu il solo a godere del privilegio di interpretarli».
Dall’aprile al maggio 1758, presso la sua dimora, ubicata nel “Casino” di Sant’Antonio, ha ospitato l’abate Johann Joachim Winckelmann (Stendal, in Germania, 9 dicembre 1717 – Trieste, 8 giugno 1768), archeologo e filologo tedesco.
Unitamente allo studioso alemanno, si è applicato all’osservazione delle antichità ritrovate negli scavi di Ercolano e di Pompei, alternando lo studio delle antichità a solenni scorpacciate.
Nei primi giorni di agosto del 1771, ha ospitato lo scienziato svedese Jacob Jonas Bjoernstaehl (Näshulta, in Svezia, 23 gennaio 1731 – Salonicco, in Grecia, 12 luglio 1779), erudito numismatico e docente di filosofia all’Università di Uppsala.
Ha accompagnato l’ospite svedese nella visita al Reale Museo Ercolanese e all’Officina dei papiri.
Dopo una vita vissuta «… gloriosamente tra nobili fatiche e l’esercizio delle virtù che più si convengono ad un cristiano e ad un religioso», all’età di ottantacinque anni, il padre scolopio Antonio Piaggio cessa di vivere nel 1796.
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