Figli di Portici famosi: l’archeologo Bernardo Quaranta
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito
Bernardo Quaranta è nato a Napoli il 24 febbraio 1796, da Giuseppe e da Maria Veronica Mirabelli Centurione di Amantea.
Primogenito della nobile famiglia dei baroni di San Severino Cilento, a soli quattordici anni, ha cominciato gli studi giuridici.
Diciottenne, laureatosi in giurisprudenza, è stato verificatore demaniale.
Dopo una breve brillante apparizione nei tribunali, ha deciso di dedicarsi completamente all’archeologia e all’ellenistica.
Nel 1816, ventenne, ha ottenuto la cattedra di archeologia e di letteratura greca nella Reale Università degli Studi di Napoli.
Ha mantenuto la docenza fino all’Unità d’Italia, allorquando ne è stato estromesso.
Divenuto socio e segretario perpetuo dell’Accademia Ercolanese, ha lavorato all’interpretazione dei papiri ercolanesi.
È stato direttore degli Annali Civili del Regno delle Due Sicilie e del Real Museo Borbonico di Napoli, nonché membro della giunta della Pubblica istruzione e della Reale Biblioteca Borbonica.
È stato, altresì, socio corrispondente delle principali accademie e delle istituzioni culturali d’Europa, quali: l’Académie des inscriptions et belles lettres de l’Institut de France; la Société Asiatique di Parigi; l’Imperial Regia Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Padova; la Pontificia Romana Accademia d’Archeologia, l’Istituto di Corrispondenza Archeologica.
Nell’ottobre del 1849, onorato dell’amicizia del sommo pontefice Pio IX, in volontario esilio a Portici, dallo stesso è stato insignito della croce di cavaliere di 2a classe dell’Ordine Piano.
L’archeologo Bernardo Quaranta muore a Barra – Napoli, il 21 settembre 1867.
Principalmente autore di numerose pregiate pubblicazioni a carattere archeologico e di epigrafia greca e latina, quali quelle «… su mosaici e pitture di Pompei e sui papiri di Ercolano, scrisse anche importanti memorie pubblicate, in particolare, sul periodico del Reale Museo Borbonico, nelle quali registrò puntualmente i rinvenimenti nei siti archeologici più importanti di Terra di Lavoro e della Campania in genere». La sua ampia produzione ha contemplato anche lavori a letterario, poetico e perfino medico, le quali «… tuttavia mai raggiunsero esiti significativi, tanto che la critica, da Francesco De Sanctis a Benedetto Croce etichettò negativamente l’autore come «onnisciente».
Tra le sue opere, citiamo:
- Sopra un bronzo antico che si conserva nel Real Museo Borbonico. Tipografia Società Folomatica, Napoli, 1919;
- Illustrazione di un vaso italo-greco. Presso Manfredi, Napoli, 1820;
- La conoscenza degli aneurismi rivendicata agli antichi. Stamperia Reale, Napoli, 1826;
- La mitologia di Sileno. Stamperia Reale, Napoli, 1828;
- De’ papiri ercolanesi. Napoli, 1835;
- Di quattordici vasi d’argento dissotterrati in Pompei nel 1835. Tipografia Cioffi, Napoli, 1837;
- Telefo allattato da una cerva. Quadro rinvenuto a Ercolano. Stamperia Reale, Napoli, 1843;
- Le Mystagogue. Guide général du Musée Bourbon. Napoli, 1846;
- Di una pittura Pompejana dove rappresentasi l’Agricultura che si fa guidare dalla luna. Stamperia Reale, Napoli, 1847;
- Intorno ad un’osca iscrizione incisa nel cippo dissotterrato a Pompei nell’agosto del 1851. Stamperia Reale, Napoli, 1851;
- Gli scheletri gerocefali in un antico sepolcro di Cuma nel dicembre del 1852. Stabilimento Tipografico Fabricatore, Napoli, 1853;
- Orazione per la incolumità prodigiosa di sua maestà Ferdinando II re del Regno delle Due Sicilie dopo il sacrilego attentato del di VIII dicembre MDCCCLVI recitata nella regia università di Napoli alla presenza del signor commendatore Francesco Scorza direttore del Real Ministero degli affari ecclesiastici e del’istruzione pubblica dal commendatore Bernardo Quaranta. Napoli, 1857.
Alla parete dell’atrio della villa, dove ha abitato, al corso Giuseppe Garibaldi di Portici, viene murata una lapide.
Sul bianco marmo, si legge la seguente epigrafe:
QUESTA È L’EFFIGE / DI BERNARDO QUARANTA / NATO IN NAPOLI IL XXIV FEBBRAIO MDCCXCVI / PRIMOGENITO DEL BARONE DI SAN SEVERINO / E DI FUSARO GIUSEPPE / E DELLA MARCHESA MARIA MIRABELLI / CENTURIONE AMBEDUE DI CHIARA STIRPE / S’ILLUSTRO’ DALLA PRIMA GIOVINEZZA / PER ECCELLENZA DI MENTE E DI CUORE / E L’ANTICA NOBILTA’ DELLA PROSAPIA ATTESE CON LE VIRTU’ / PROPRIE A SUPERARE INGEGNO PRECOCE VERSATILE PROFONDO / A XIV ANNI FU ALUNNO DIPLOMATICO / A XX PROFESSORE DI ARCHEOLOGIA LETTERE GRECHE NELL’UNIVERSITA’ DI NAPOLI / SOCIO E SEGRETARIO PERPETUO DELLA R. ACCADEMIA ERCOLANESE / ARCHEOLOGO FILOLOGO POETA POLIGLOTTA ED EPIGRAFISTA CELEBRE / INTERPRETE E SOPRINTENDENTE DEI PAPIRI DI ERCOLANO / ASCRITTO A TUTTE LE ACCADEMIE DEL MONDO / INSIGNITO DEI PIU’ ILLUSTRI ORDINI CAVALLERESCHI DI EUROPA / ONORATO DELL’AMICIZIA DEL SOMMO PONTEFICE PIO IX / E DI NON POCHI SOVRANI / VISITATO DAL DOTTO RE LUDOVICO DI BAVIERA / CHE GLI PRESENTO’ LE SUE OPERE COME MAESTRO / MORI’ PIENO DI GLORIA A BARRA IL XXI SETTEMBRE MDCCCLXVII / E LA SUA SALMA RIPOSA IN NAPOLI NEL SITO SACRO AGLI ILLUSTRI / I MUNICIPI DI SALERNO CAVA DEI TIRRENI / S. GIOVANNI A TEDUCCIO BARRA E NAPOLI / GLI ELEVARONO MONUMENTI E DENOMINARONO DA LUI / VIE E PIAZZE PUBBLICHE
Nastrino dell’onorificenza attribuitagli
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