Figli di Portici famosi: la poetessa Virginia Garelli Dalbono
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Virginia Garelli è nata a Roma, nel 1816, da Giovanni Garelli, finissimo incisore di pietre dure, e Violante de Ricci.
Ancora fanciulla, ha avuto «… a maestro ne’ primi studi Luigi Sforzosi letterato romano, emigrato poi a Parigi. Nella drammatica, di cui fu cultrice, la madre, egregia dilettante – nella musica Luigi Bandelloni».
Grazie all’essere cresciuta in una casa assiduamente frequentata da valenti artisti e da insigni letterati di quel tempo, «… il suo naturale ingegno e il suo sentire si svolsero compiutamente. L’uno si svolse ne’ suoi scritti, l’altro nel tenore della sua vita, costantemente affettuosa e piena di abnegazione».
Nel 1837, subito dopo le nozze con Carlo Tito Dalbono (Napoli, 2 gennaio 1817 – ivi, 2 novembre 1880), allora ispettore della navigazione a vapore, lasciata la città natia, è arrivata a Napoli.
Angosciata , però, «… da una malattia di languore per la perdita di tre figliuoletti», ha fatto ritorno a Roma.
Nella città eterna, ristabilitasi, ha concepito la piccola «… Bice Dalbono, la quale dopo 15 anni le tolse per crude sofferenze la vita, che già le avea ridonato col nascere».
Dei cinque figli avuti dal matrimonio, «... raggiunse la maggior età soltanto Eduardo, che conobbe una certa fama come pittore».
Poetessa «… di poca fama, ma di non scarso talento», è stata autrice di versi e di prose, «… detti da De Sanctis “pieni di garbo”».
Le sue produzioni sono state racchiusi in un volumetto dal titolo Il libro del cuore ovvero memorie di Virginia Dalbono, una raccolta commemorativa, pubblicata a Napoli da Gaetano Nobile, nel 1868.
Spessissimo a Portici, tra le confortevoli mura dell’amenissimo palazzo, fatto costruire dal marito nel 1846, ha vissuto il dramma della cruda malattia che ha ghermito la figlia.
In un tal struggente circostanza, nell’agosto del 1867, dimorando «… nella casina di Portici», ha composto i versi di Il dolore.
Affranta per la prematura morte della figlia quindicenne, la poetessa Virginia Garelli si spegne a Roma, il 2 ottobre 1867.
IL DOLORE
Dieu relève… qui tombe
HUGO
Quando chiusa nel mio velo
Premo in petto il duol talora –
Sorger pura immezzo al cielo
Io la croce veggo ognora.
Che parlando – in santa voce
Dice – Il duolo è la virtù –
tutti qui portiam la croce,
Dei portarla ancora tu ! –
Io la porto – ma già sento
Che quel peso in me s’aggreva !..
Dio!.. nell’ultimo momento
Stendi un braccio e mi solleva.