Figli di Portici famosi: il vescovo Tommaso Antonio Gigli
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Tommaso Antonio Gigli è nato a Grottole, in provincia di Matera, il 30 marzo 1772, da Giovanni Gigli e Angela Rosa Antinoro.
Giovanissimo ha realizzato la sua vocazione religiosa, vestendo l’abito francescano, è entrato a far parte dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali.
Ha compiuto i primi studi nel convento di San Lorenzo Maggiore di Napoli.
Da qui, al termine del noviziato, si è trasferito a Roma, dove si è laureato in Sacra Teologia e Utroque Iure presso l’Università della Sapienza.
Con decreto n° 448 dell’8 agosto 1809, sanzionato dal re francese Gioacchino Murat (Labastide-Fortunière, 1767 – Pizzo Calabro, 1815), è stata ordinata la «… soppressione degli ordini religiosi nel Regno di Napoli, con la conseguente confisca di tutti i loro beni, la conversione dei conventi ad altro uso (spesso militare) e il passaggio delle loro chiese al clero diocesano».
Durante la soppressione napoleonica, è stato ospitato «… presso il Seminario di Potenza».
Nel seminario vescovile, «… sotto gli auspici di mons. De Cesare», ha dato agli alunni lezioni di filosofia e di matematica.
Allo stesso tempo, nel capoluogo lucano, gli è stato assegnato anche l’incarico di reggente del locale convento di San Francesco.
Successivamente, passata la bufera, appena ripristinato l’Ordine e riaperti i conventi, nel 1819, è stato tra i primi a tornare in San Lorenzo Maggiore.
Subito dopo, dal ministro della Provincia religiosa «… P. Santagata (è stato nominato) prefetto degli studi del Commissariato meridionale».
Di comunità nel convento di San Lorenza Maggiore, il 26 giugno 1824, ne è stato nominato padre guardiano.
Due anni dopo, è stato confermato nell’incarico per altri due anni.
Durante la permanenza nel cenobio napoletano, ha svolto l’incarico di esaminatore Prosinodale del1a diocesi di Napoli ed è stato annoverato tra i membri del Collegio dei Teologi.
Nell’anno 1827, ha scritto e pubblicato a Napoli le Istituzioni di Logica e Metafisica.
Nell’aprile 1829, nel corso del primo capitolo provinciale unificato dell’Ordine, «… presenti i Vocali delle Provincie meridionali di Napoli, di Calabria e di Puglia», è stato eletto Ministro Provinciale della provincia monastica napoletana.
Verso la fine del suo mandato, «… la Provincia ha (avuto) l’onore di poter ospitare, per la prima volta dopo gli eventi della soppressione francese la visita del P. Domenico Secondi Ministro Generale dell’Ordine».
Eminente figura di studioso e autore di testi teologici molto apprezzati, nel concistoro del 2 luglio 1932, da papa Gregorio XVI (Bartolomeo Alberto, in religione Mauro, Cappellari: Belluno, 1765 – Roma, 1846) è stato fatto vescovo.
Il successivo 8 luglio dello stesso anno, consacrato dal «… Cardinale Carlo Odescalchi, è stato nominato cinquantacinquesimo Vescovo di Muro Lucano».
Preso possesso della diocesi, dal 27 dello stesso mese, per i successivi 27 anni ha retto la chiesa lucana fino al 1859.
All’atto dell’insediamento, come stemma ecclesiastico, ha voluto «… Due braccia in croce simbolo dell’ordine Francescano sotto le quali spuntavano due gigli».
Nei primi giorni di governo ha inviato al clero e al popolo della sua diocesi una lettera pastorale.
Nel 1841, ha avviato i lavori per un Sinodo diocesano. i decreti, Tenuto dal 19 al 21 aprile dello stesso anno, apportando radicali cambiamenti e realizzando molte opere di beneficienza, grazie alla sua tenacia e al suo impegno il Seminario di Muro ritornò ad avere l’antico prestigio, sono stati raccolti in un volume, stampato nel 1852.
Nell’anno 1843, ha dato inizio al processo di beatificazione del religioso, padre redentorista, Gerardo Maiella (Muro Lucano, 1726 – Materdomini di Caposele, 1755).
Pastore attento all’esigenze delle sue anime, ha dedicato buona parte del suo apostolato ai miseri e agli emarginati della società. In tale veste, «… amante dei poveri, poverissimo lui stesso, riservò tutte le rendite della mensa vescovile e qualsiasi altro guadagno alla fondazione dell’ospedale diocesano nel 1851, inaugurato con l’immissione dei primi 12 infermi poveri e anziani».
Inoltre, nel 1854, ha dotato la fondazione del nosocomio, riservandone al vescovo e successori la direzione e l’amministrazione «… di una rendita di L. 1775, iscritta sul Gran Libro del debito pubblico, oltre alla rendita dì altre lire 3500 annue, ricavate da una Masseria nel Comune di Somma Vesuviana nella Provincia di Napoli».
Inoltre, sempre grazie alla sua prodiga benevolenza ha reso possibile unire il Seminario all’Episcopio della Cattredale murese.
Nel 1858, per motivi di salute e «… ormai anziano e non più lucido di mente», ha rinunciato al vescovado presentando volontarie dimissioni.
Lasciata la cattedra vescovile, si è ritirato «… in Barra, una frazione di Napoli, nel Monastero dei Padri Conventuali».
Dal 1861 al dicembre 1864, è stato di comunità al convento di Sant’Antonio da Padova a Portici.
Il semplice, mite e frugale, un vero esempio di frate-vescovo Tommaso Antonio Gigli, con «… la calma, e la serenità del giusto, nella grave età di 93 anni», muore «… povero come prescriveva la regola del frate d’Assisi», tra le mura del convento di Portici, di venerdì 25 agosto 1865.
Le sue spoglie mortali, a cura dei parenti, sono state deposte nel cimitero di San Giovanni a Teduccio.