Figli di Portici famosi: il pittore Marco De Gregorio
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Marco De Gregorio è nato a Resina, l’attuale Ercolano, in provincia di Napoli, il 12 marzo 1829, da Francesco de Gregorio e da Elisabetta Beato.
Dopo il 1850, iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ha frequentato «… i corsi di pittura del maestro C. Guerra», studiando soprattutto la pittura storica.
Durante l’anno 1851, alunno dell’Accademia, ha esposto alla mostra borbonica, un’opera a soggetto storico-biblico: Mosè che difende le donzelle ebree.
Conseguito il diploma in pittura, dalla vicina Resina, giovane pittore, si è trasferito a Portici.
Nel 1853, lasciando il soggetto storico-biblico, che ha caratterizzato la sua prima produzione, ha realizzato «… un’opera più moderna, Nello studio del pittore».
Nel 1859, nuovamente presente alla mostra borbonica, ha esposto Galileo Galilei e un Ritratto di un uffiziale dello Stato Maggiore dell’esercito in grande uniforme.
Nella casa studio, allestita in alcune stanze dell’ex palazzo reale porticese, nel 1858, ha ospitato il pittore paesaggista napoletano Federico Rossano (Napoli, 31 agosto 1835 – ivi, 5 maggio 1912 ).
Assieme all’ospite ha avviato un sodalizio pittorico e ad altri amici pittori, quali: il pittore pugliese Giuseppe Gaetano De Nittis (Barletta, Bari, 25 febbraio 1846 – Saint-Germain-en-Laye, in Francia, 21 agosto 1884), il pittore e scultore toscano Adriano Cecioni (Fontebuona, Firenze, 26 luglio 1936 – Firenze, 23 maggio 1886), ha avviato un sodalizio pittorico.
Il gruppo, rifacendosi al concetto di macchia e contrapponendosi al romanticismo dell’artista napoletano Domenico Morelli (Napoli, 7 luglio 1823 – Napoli, 13 agosto 1901) e al realismo del maestro abruzzese Filippo Palizzi (Vasto, 16 giugno 1818 – Napoli, 11 settembre 1899), ha dato vita a un nuovo movimento artistico.
Al neomovimento, identificato come Scuola di Resina o Scuola di Portici, dall’accademico Domenico Morelli ironicamente definita Repubblica di Portici, presto si sono uniti vari artisti, tra i quali: lo scultore Raffaele Belliazzi (Napoli, 9 dicembre 1835 – ivi, 23 maggio 1917), i pittori Alceste Campriani (Terni, 11 febbraio 1848 – Lucca, 27 ottobre 1933), Antonino Leto (Monreale, 14 giugno 1844 – Capri, 31 maggio 1913), Eduardo Dalbono (Napoli, 10 dicembre 1841 – ivi, 23 agosto 1915).
Di ideali repubblicani radicali, nel 1860, si è unito ai garibaldini e ha combattuto al Volturno.
Nel 1868, è divenuto socio della Promotrice di Belle arti di Napoli.
Nel 1869, si è recato in Egitto:
Durante i tre anni di permanenza nel paese nordafricano, ha dipinto «… quadri che danno una chiara immagine di quel paese».
Tra l’altro, su commissione del vicerè egiziano, ha dipinto anche un sipario per il nuovo teatro del Cairo.
Il suo lavoro gli ha procurato tale successo da essere invitato a rimanere come direttore della scenografia dello stesso teatro cairota.
Per quanto allettato dall’offerta dell’incarico di direttore, ha preferito tornare in Italia.
Nel 1871, quindi, ritornato a Napoli, ha ripreso la guida della Scuola di Portici che, tuttavia, si avviava al suo declino.
Ridotto in stato di miseria, ha tentato «… di lanciarsi su un mercato diverso da quello napoletano, troppo angusto».
Consigliato da Andrea Cecioni ad allargare il raggio di mercato, ha preso contatti con il mercante francese Adolphe Goupil (Parigi, in Francia, 1 marzo 1806 – Saint-Martin-aux-Chrartrains, 9 maggio 1893).
Però, il suo «… temperamento poco incline al compromesso gli impedì di piegarsi supinamente alle esigenze del mercato e così non riuscì ad avere in vita quella fortuna che arrise al De Nittis».
Sollecitato da Adriano Cecioni «… a frequentare di tanto in tanto l’ambiente fiorentino, dove del resto aveva avuto modo di farsi conoscere, ancor giovane, all’Esposizione nazionale del 1861, insieme all’inseparabile amico Rossano», nel 1872, si è portato a Firenze.
Nella città gigliata, ha stretto rapporti con i pittori facenti parte del gruppo dei Macchiaioli.
La sua pittura si distingueva per una visione sobria e severa, quasi arcaica.
Dal 1861, fino alla sua morte, eccetto negli anni che vanno dal 1868 al 1871, ha partecipato a quasi tutte le esposizioni indette dalla Promotrice di Belle Arti di Napoli.
A soli quarantacinque anni, il pittore Marco De Gregorio muore a Resina, il 16 febbraio 1876, «... consunto da una grave forma di tisi tracheale e da una misera vita di stenti».
Portici lo ricorda intitolando al suo nome alla strada, anticamente detta via Gravina, a Bellavista.
Tra le più celebri sue opere, molte delle quali, purtroppo, sono andate disperse, si ricordano:
Veduta di Porta Grande dall’interno del parco di Capodimonte nota con i titoli errati di Casina nel bosco di Portici oppure Nei giardini reali a Portici – Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli
Veduta di Casacalenda – Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli;
La fine di un uomo di principî;
Festa al villaggio;
Mercato arabo – Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Napoli;
Fumatori di oppio – Palazzo Reale di Napoli:;
Ragazzi egiziani – Museo Nazionale di San Martino di Napoli;
Zappatore – Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli;
Capri – Galleria di Arte Moderna di Firenze;
La morte del prete – Museo nazionale di San Martino di Napoli;
La passeggiata del prete – Museo Nazionale di San Martino di Napoli.
Strada di Resina – Collezione privata di Milano;
Contadino di Somma – Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli;
La Favorita a Portici.
Preti in funzione, nota anche con il titolo Processione – Collezione Lubrano di Napoli,
I racconti del nonno – Galleria Mediterranea di Napoli;
Nella villa – Pinacoteca dell’Amministrazione provinciale di Napoli;
Nel parco di Portici
Colazione in giardino – Museo Nazionale di San Martino di Napoli;
Berretto rosso;
La guglia di Fanzago;
In terrazza – Galleria Mediterranea di Napoli;
Paesaggio campano – Galleria Mediterranea di Napoli.