Figli di Portici famosi: il pittore Antonino Leto
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Antonino Leto è nato a Monreale, in provincia di Palermo, il 14 giugno 1844, da Pietro Leto e Caterina Puleo.
Nel 1860, dal municipio della sua città natale ha avuto assegnato un sussidio per studiare a Palermo.
Grazie a un assegno annuo, dal 1861, ha potuto compiere la prima formazione «… sotto la guida dell’abate Gravina».
Abbandonati gli studi classici, per seguire quelli d pittura, ha studiato «… presso il pittore di storia L. Barba e poi nello studio del paesaggista Luigi Lojacono».
Pittore naturalista, ha esordito dipingendo vedute e paesaggi dal vero.
Nel 1863, ha dipinto Paesaggio, donato al Comune di Monreale in segno di riconoscenza.
Nell’anno1864, si è trasferito a Napoli, per continuare a studiare con il pittore abruzzese Filippo Palizzi (Vasto, Chieti, 16 giugno 1818 – Napoli, 11 settembre 1899).
A Napoli, «… attratto dalla pittura di G. De Nittis e dalle proposte della “scuola di Resina” che, sulla scorta della lezione macchiaiola divulgata da A. Cecioni, sosteneva una più libera resa del reale svincolata dal descrittivismo analitico di F. Palizzi». ha stretto rapporti «… con D. Morelli, G. De Nittis e gli artisti della Scuola di Resina».
Dopo sei mesi di permanenza, nel 1865, a causa della sua malferma salute è stato costretto a rientrare a Palermo.
Nel capoluogo siciliano ha trovato «… sostegno da parte dell’industriale I. Florio per il quale ritrasse» una veduta del suo stabilimento enologico di Marsala.
Dall’inizio degli anni ’70, grazie alla partecipazione ad alcune esposizioni, ha cominciato a riscuotere consensi e riconoscimenti:
nel 1870, ha vinto la medaglia d’argento alla Mostra artistica di Palermo con Il ritorno dal pascolo;
nel 1871, ha ricevuto la medaglia d’oro all’Esposizione regionale di Siracusa con La bufera;
nel 1872, ha inviato all’Accademia di Brera, per l’Esposizione di belle arti di Milano, il quadro Una giornata d’inverno in Sicilia).
Nel 1873, a spese del senatore Ignazio Florio (Palermo, 16 dicembre 1838 – ivi, 17 maggio 1891), suo mecenate, è arrivato a Portici.
Nella cittadina vesuviana, con altri artisti della scuola di Resina o della Repubblica di Portici, ha eseguito studi del Vesuvio.
Dopo un breve soggiorno porticese, sempre sostenuto dal Florio, nel 1874, si è recato a Roma.
Nella capitale, ha conosciuto il pittore e fotografo Francesco Paolo Michetti (Tocco da Casauria, Pescara, 2 ottobre 1851 – Francavilla al Mare, Chieti, 5 marzo 1929), «… allora impegnato in opere veriste di tematica campestre».
Durante l’anno, presso la Società degli Amatori e Cultori di Roma ha esposto due sue opere: Alla Villa Borghese e Contadino romano e, ha preso anche parte alla X Promotrice napoletana.
Nell’anno 1874, è tornato a Palermo «… per prepararsi al concorso per il pensionato artistico romano, divenuto istituzione nazionale dopo l’Unità d’Italia».
Grazie al Pensionato Artistico Nazionale, vinto «… con La raccolta delle olive, uno dei suoi capolavori», nel1875, è tornato a Roma.
Allontanatosi dal naturalismo palizziano, ha prodotto Villa Borghese e Bosco di Portici, opere inviate all’Esposizione di Brera del 1875.
Dalla capitale, nel 1876, ha chiesto e ottenuto il passaggio del pensionato artistico da Roma a Firenze,
Nella città gigliata, conosciuto il pittore macchiaiolo Telemaco Signorini (Firenze, 18 agosto 1835 – ivi, 10 febbraio 1901), ha approfondito «… la lezione dei macchiaioli, acquisendo una tecnica pittorica più rapida ed essenziale, capace di rendere il movimento della vita cittadina».
Di questo periodo sono le opere: Case a Viareggio; Ponte di S. Trinita; Passeggiata alle Cascine.
Nel 1878, su invito del mercante d’arte Adolphe Goupil (Paris, 11 marzo 1806 – Saint Mrtin aux Chartrains, 9 maggio 1893), è giunto a Parigi.
Firmato un contratto con il mecenate francese, ha prodotto: Vecchia Parigi e Le bois de Boulogne.
Nella città delle luci, con le sue vivaci rappresentazioni di vita cittadina, presentate all’Esposizione Internazionale di Parigi, ha fatto apprezzare la sua pittura.
Il suo studio, ben presto, è divenuto «… punto di incontro di artisti e intellettuali, tra i quali erano De Nittis, D. Morelli, A. Mancini, V. Gemito, A. de Neuville, E. Manet e J. L. Meissonier».
A causa del clima poco favorevole alla sua salute e mosso da un pressante bisogno di indipendenza, nel 1880, interrotto il rapporto contrattuale, è rientrato in Italia.
Nell’anno 1880, rientrato a Palermo, su commissione dei coniugi Florio, ha lavorato alle decorazioni degli ambienti di «… villa Florio ai Colli e Casa Florio all’Olivuzza (decori danneggiati o perduti)».
Dopo un anno, nel 1879, poiché il clima parigino non gli giovava, ha risoluto di rientrare nuovamente a Palermo.
Ancora una volta, ha ritrovato «… il favore dei Florio, per i quali realizzò la decorazione di una sala della loro villa nel quartiere dell’Olivuzza e il grande dipinto La pesca del tonno».
Nel 1881, si è spostato a Trapani, dove ha dipinto Le saline di Trapani.
Durante l’anno 1882, si è stabilito definitivamente a Capri, nell’omonima isola.
Nel 1887, dopo aver esposto a Napoli e a Roma, ha completato La pesca del tonno, intitolato anche La mattanza di Favignana.
Nel corso del 1888, ha inviato tre opere all’Esposizione di Londra.
Durante l’anno 1891, poiché «… non sono buoni i rapporti con la cerchia di F. Lojacono», non ha partecipato all’Esposizione Nazionale di Palermo.
Nel 1894, con Le palme dell’hotel Pagano a Capri, ha partecipato all’esposizione di Monaco di Baviera.
Nel 1910, con due opere Marina di Catello a Capri e Scogli della piccola marina a Capri, è stato presente alla Biennale di Venezia «… per volontà di Vittorio Pica, sebbene sia già scomparso dalla scena».
Nello stesso anno, dopo un breve ritorno nella sua Monreale, dove mancava da almeno trent’anni, è ritornato a Capri, dove ha trascorso il resto della vita.
Nell’isola del Golfo di Napoli, trovando «… una fertile e autonoma fonte d’ispirazione», ha dipinto Baia a Capri, Grotta dei Faraglioni.
Tra le sue altre varie opere, ispirate ai paesaggi, alle marine mediterranee, agli studi dal vero e realizzate con «… tratto abbreviato, denso di luce e di colore, coniugato a volte con elementi narrativi, aneddotici e bozzettistici», ricordiamo: Paesaggio con due pastori, 1875; Un marinaio e la sua pipa a Lacco, 1881; Centodieci anni a Ischia, 1882; Nel bosco di Portici, 1882-84; I funari di Torre del Greco, 1883; Nel golfo di Napoli e Ve ne darò, 1884; II triduo.
Il pittore Antonino Leto si spegne a Capri, in provincia di Napoli, nella sua casa in via Tragara, il 31 maggio 1913.
Sul letto di morte è stato «… assistito dall’amico pittore E. Raimondi e dall’allievo M. Federico».
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