Figli di Portici famosi: il chimico agrario Alberto De Dominicis
di Stanislao Scognamiglio
Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende. Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.
Alberto De Dominicis è nato a Teramo, il 13 febbraio 1879, da Carlo e da Filomena Tanzi.
In età giovanile, una grave affezione polmonare l’ha obbligato a lasciare gli studi liceali.
Ristabilitosi totalmente in salute, ripresi gli studi, ha conseguito il diploma in Farmacia. Intanto, completati anche gli studi classici, ha potuto iscriversi alla Regia Università di Roma, dove, nel 1910, si è laureato in Chimica pura.
Appena laureato, «… nonostante le gravi difficoltà finanziarie», ha intrapreso la carriera scientifica presso il Regio Istituto Chimico di via Panisperna in Roma.
Pochi mesi dopo, però, ha lasciato il laboratorio chimico romano per trasferirsi a Portici.
In qualità di assistente, infatti, ha seguito il professor Celso Ulpiani (1867 – 1919), chiamato a ricoprire la cattedra di Chimica agraria della Regia Scuola Superiore d’Agricoltura e la direzione dell’omonimo istituto presso la stessa Scuola.
Agli esordi della sua attività scientifica, rivolta l’attenzione agli indirizzi dominanti la pedologia internazionale dell’epoca, si è occupato:
- raggiungendo interessanti risultati, della laterizzazione, cioè l’insieme di processi fisici, chimici e biologici, che portano alla formazione di un suolo, spiegando in questo modo la maggiore sterilità dei suoli meridionali. A tal fine, «… prese in esame la crosta pugliese, discutendone le caratteristiche e da queste risalendo ad ipotesi sulla genesi: ma tali fenomeni poterono essere indagati solo in superficie con i metodi di cui si disponeva allora»;
- ottenendo più proficue conclusioni, degli studi di chimica del suolo, «… sulle relazioni tra adsorbimento di ioni e coagulazione dell’argilla, adsorbimento e scambio di cationi e anioni nel suolo, del potere disperdente e coagulante degli alcali nel terreno», dell’origine della soda nel terreno;
- riscuotendo notevole interesse, delle ricerche tecnologiche sui processi che si verificavano nella cottura dei legumi, sui guani di Sardegna, sulla coagulazione presamica da latte, sulla utilizzazione delle ceneri del mallo di mandorle per la produzione di concimi potassici e sull’estrazione della canfora da canforeti coltivati a Napoli.
Nel 1923, ha vinto il concorso per la cattedra di chimica agraria.
Cinque anni dopo la morte del suo maestro, nel 1924, vincitore di concorso, è stato chiamato dalla Regia Scuola Superiore d’Agricoltura porticese a occupare la stessa cattedra che era stata di Celso Ulpiani, morto nel novembre del 1919.
Con il doppio impegno di professore di ruolo e direttore dell’Istituto di Chimica agraria della Scuola, che nel frattempo è divenuta Regio Istituto Superiore Agrario, «… si dedicò alla riorganizzazione dell’istituto e dell’annessa Stazione chimico-agraria».
Dopo la disastrosa parentesi della seconda guerra mondiale, nel 1946, è stato eletto preside della Scuola, diventata nel 1935, Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli.
In tale ruolo, per due trienni dal 1946 al 1952, assunto un nuovo impegno, si è dedicato, «… con giovanile vigore, a risollevare le sorti della Facoltà di Agraria e a riaffermarne la presenza nell’evoluzione dell’agricoltura meridionale».
Tra i molteplici compiti assunti con la direzione della Facoltà, suo preminente lavoro è stato «… la definizione del contenuto e dei limiti del corso di chimica agraria, disciplina, questa, scaturita dalla suddivisione del vecchio corso di tecnologie chimico-agrarie in chimica agraria da una parte e industrie agrarie dall’altra, e di cui in Italia non esisteva alcuna tradizione. Il corso, presentato sempre sotto la modesta forma di “Appunti dalle lezioni di chimica agraria”, è stato il fondamento delle successive evoluzioni sia per la scelta degli argomenti che alla chimica agraria attenevano, sia per il loro inserimento in un quadro sistematico teso a presentare rigorosamente definito il complesso suolo-pianta-clima, e completato da tutte le deduzioni che giustificano le pratiche atte ad esaltare la produttività».
Non trascurando la ricerca scientifica, incoraggiato dalla ricostruzione, ha ripreso «… l’iniziativa cominciando daccapo e allargando » «… le indagini sulle concimazioni, estendendole agli effetti combinati con l’irrigazione». Con queste finalità:
- ha sollecitato, in seno al Consiglio Nazionale delle Ricerche, la fondazione di un Centro di studi sul suolo meridionale, presso l’istituto da lui diretto;
- si è prodigato per l’istituzione di un impianto, in agro di Castelvolturno (Caserta), per lo studio dell’irrigazione nelle terre argillose dei climi aridi;
- ha realizzato, poi, con il supporto dell’Opera Nazionale Combattenti (ONC), un campo pilota per l’irrigazione del Basso Volturno presso Cancello Arnone;
- ha sistematizzato le sue ricerche sui suoli nel discorso dal titolo Il suolo meridionale, pubblicato inizialmente in Annali della Facoltà di agraria di Portici e successivamente dal CNR, nel 1948.
Il forte attaccamento all’ambiente del Mezzogiorno l’ha visto meridionalista impegnato «… sia avanzando ipotesi, che andava man mano verificando, per tentare di attribuire una causa pedologica alla inferiorità di molta agricoltura del Mezzogiorno rispetto all’agricoltura del Settentrione d’Italia; sia cercando nella pratica il controllo delle teorie, che andava elaborando, sulla concimazione nei climi aridi».
Ha portato le sue ricerche di laboratorio «… anche sul campo applicativo, realizzando stretti rapporti con le discipline agronomiche e cercando nella sperimentazione di campo il controllo delle teorie, che andava precisando, sulla concimazione nei climi aridi».
Pertanto, si è unito al docente di agronomia, professor Emanuele De Cillis (Caserta il 31 maggio1866 – Portici, 19 marzo 1952) «… in attività che spesso si integrarono e non di rado si compenetrarono e dalle quali derivò un comune pensiero circa i problemi relativi ai suoli meridionali».
«… Trasportato dal suo temperamento intraprendente, e venuto a contatto con i problemi che travagliavano l’agricoltura operante» congiuntamente all’agronomo ha condotto una delle più importanti sperimentazioni sulle concimazioni ai terreni in clima caldo-arido, prima nel campo sperimentale realizzato in pianura a Cerignola, in provincia di Foggia, «… su una superficie di 20 ettari suddivisa in un gran numero di parcelle sulle quali furono confrontate qualche decina di formule di concimazioni applicate a diverse colture erbacee» e, successivamente nell’altro in collina a Rionero in Vulture, in provincia di Potenza.
È stato componente di diversi comitati scientifici afferenti al Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Inoltre, è stato socio ordinario di numerose associazioni scientifiche , tra cui l’Istituto di Incoraggiamento di Napoli e la Società di Scienze fisiche e naturali di Napoli.
Ha partecipato alla Commissione della Fondazione per la Sperimentazione agraria chiamata a formulare un programma di studio del suolo italiano.
In tale contesto, ha assunto l’incarico di predisporre una carta pedologica per la Campania e per la Sardegna.
Il chimico agrario Alberto De Dominicis, improvvisamente muore a Francavilla a Mare, in provincia di Chieti, il 10 settembre 1952.
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