Elogio della Cravatta
di Tonia Ferraro
Nel libro di Giovanni Nuvoletti Elogio della cravatta si legge: «È facile riconoscere comunque, nel serico emblema della vanità maschile, la quintessenza della futilità delle mode, e insieme la perennità della Moda, fragile quanto imperitura Signora».
La cravatta da secoli è il must inscindibile dell’eleganza maschile. Un accessorio, una striscia di seta che nelle forme più disparate e in diversi colori è il segno di distinzione per eccellenza di signorilità per l’uomo à la page.
Dalla striscia color porpora indossata dai legionari dell’antica Roma, la focale, che insieme alla fibula era un segno distintivo del loro status, la cravatta ne ha fatto di strada.
Nel XVII secolo questo accessorio fece il suo ingresso alla corte di Francia, introdotto da soldati croati. Da qui pare derivi l’etimologia del termine attuale: croatta e quindi cravatta. In Inghilterra nello stesso periodo venivano usati grandi fiocchi serici di vari colori. Bisogna comunque attendere il ‘700 per trovare nel Nord America una forma di cravatta più simile a quella attuale.
Fu all’inizio dell’Ottocento, però, che con lord Brummel la cravatta ebbe la sua vera affermazione. Nel 1924 assunse la forma che ha ancora oggi, con il sarto newyorkese Jesse Langsdorf che tagliò la seta con un angolo di 45° e brevettò l’idea che si diffuse in tutto il mondo.
Tra i Paesi leader che trasformano la seta in cravatte c’è l’Italia con i suoi eccellenti maestri cravattai. Napoli in particolare ha una secolare tradizione portata egregiamente avanti da grandi e piccole realtà.
Anche nella sua provincia, a San Giorgio a Cremano in via Stanziale, c’è un’azienda che da quasi mezzo secolo realizza cravatte in serie e su misura: il Cravattificio Muro che crea eleganza dal 1970.
Forte dell’esperienza pluriennale del fondatore Antonio Muro, la tradizione continua con la passione e la ricerca innovativa dei suoi figli. Situata nella splendida cornice del golfo di Napoli, da sempre terra di empiriche fantasie, il Cravattificio Muro sposa la qualità e la ricerca tessile del comasco alla tradizione dell’antico gusto napoletano.
La lavorazione artigianale e la cura dedicata al taglio rigorosamente a mano, garantiscono l’unicità del prodotto che conta innumerevoli estimatori in Italia e nel mondo.
La tracciatura viene eseguita a mano con lo storico impiego del gesso, in modo da centrare perpendicolarmente i disegni delle sete sul modello cravatta. Anche il taglio segue il criterio della tracciatura manuale dando unicità alle creazioni.
La cucitura finale, infine, è ciò che caratterizza le cravatte: sono cucite a mano senza aiuto di forme, come da antica maestria napoletana, unita alla ricerca ed attenzione nella scelta dei tessuti esclusivamente italiani. Del tutto invisibile, ma sempre presente, la scelta delle tele per l’interno della Cravatta: dalla sua qualità e dall’abbinamento dipendono infatti la buona tenuta e la sensazione che darà al tatto.
Per maggiori informazioni si può visitare il sito della Casa www.antoniomuro.it
Per concludere questo viaggio nel mondo della Cravatta che – sebbene abbia seguito mode e subito alterne vicende nel corso degli anni rimane una roccaforte inespugnabile dell’eleganza maschile – ecco ciò che scrisse il conte Nuvoletti, arbiter elegantiarum e convinto sostenitore dell’importanza di questo insostituibile accessorio: «Evviva a questo cappio ribelle, effimero nodo, velleitario capestro, nappa vanagloriosa, giulebbosa fibula, femmineo lezio, albagioso arcifànfano, reliqua aristocratica, relitto borghese, rottame ottocentesco, muliebre residuato di un maschio vestire. La cravatta è morta, viva la cravatta!»