Disoccupazione in Campania
di Stanislao Scognamiglio
Indiscutibili e allarmanti sono i dati relativi alla disoccupazione in Campania.
Nel primo trimestre 2017, il fenomeno ha toccato la cifra record del 22,4% (+2,1% rispetto allo stesso periodo del 2016 e +10,3% rispetto alla media nazionale).
Nel contempo, è aumentato sia il numero delle persone in cerca di prima occupazione (+17,5%) sia quello di coloro che sono in cerca di un nuovo lavoro avendone perso il precedentemente (+16,1%).
Il dato che desta maggiori allarmi, purtroppo, è quello relativo alla disoccupazione giovanile: il 50% dei giovani, in età compresa tra i 15 e i 29 anni, è ancora senza lavoro.
Esaminando quest’ultima, anche i dati NEET (Not-engaged in Education, Employment or Training) – vale a dire, giovani non impegnati nello studio, né nel lavoro né nella formazione . sono alquanto contradditori.
All’inizio del mese di marzo 2017, su un potenziale di 295mila, i giovani che hanno aderito al Programma Garanzia Giovane (Piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile, attuato attraverso il Programma Operativo Nazionale (PON) Iniziativa Occupazione Giovani (IOG), gestito dall’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), sono 155.923, all’incirca il 52,8% della forza lavoro. Di questi ne sono stati presi in carico 84.008; questa cifra pur raggiungendo il 53,9% circa, resta ancora al di sotto della media nazionale). Dei giovani inseriti nel mercato del lavoro: 9.263 sono impegnati in percorsi di formazione giovani; 27.287 sono stati avviati a un periodo di tirocinio per poter esercitare un mestiere, un’arte, una professione; 3.382 in servizio civile e 10.310, grazie al bonus occupazionale, assunti da aziende private.
Alla luce dei dati esposti il CLAAI (Associazione dell’Artigianato e della Piccola Impresa della Campania) non può che esprimere un severo e critico giudizio negativo sull’operato dell’Assessorato Regionale alla Formazione Professionale retto da Chiara Marciani.
È d’obbligo evidenziare che, «… a quasi due anni dall’insediamento e considerato l’allarmante disoccupazione, l’assessore e l’Assessorato Regionale alla Formazione non hanno determinato una politica attiva costituita da provvedimenti normativi e da progetti esecutivi utili a contribuire allo sviluppo occupazionale.
Di fronte alle sfide poste della quarta rivoluzione industriale (Industria 4.0), anche al fine della riduzione del divario tra le diverse aree del Paese, occorrerebbe un grande investimento nella formazione professionale, attraverso un’alleanza forte tra istituzioni, aziende, enti di formazione e parti sociali.
La priorità della Campania è quella di costruire un solido e organico sistema educativo, articolato in molteplici offerte formative che siano in grado di coprire i fabbisogni dell’intero arco di vita e rispondente alle effettive esigenze delle aziende, modernizzando l’istruzione e la formazione e rafforzando, in particolare, l’apprendimento basato sul lavoro.
A tal proposito andava e va valorizzato il contratto di apprendistato allo scopo di favorire un accesso qualificato dei giovani nel mercato del lavoro, con adeguati sostegni all’artigianato e alle piccole imprese, sia per creare nuove e migliori opportunità di lavoro sia per strutturare un sistema di formazione duale regionale che completa e rafforza l’infrastruttura educativa.
Oltre all’apprendistato, l’Assessorato Regionale alla Formazione dovrebbe sollecitare le attitudini imprenditoriali delle persone, in particolare i giovani, rendendo disponibili azioni formative, consulenziali, di sostegno e di accompagnamento all’avvio di lavoro autonomo, di impresa e di autoimpiego e promuovere azioni di sensibilizzazione, formazione e aggiornamento tecnico e professionale rivolte agli imprenditori e alle figure gestionali e manageriali di impresa finalizzate all’acquisizione delle competenze strategiche e operative necessarie a gestire processi di sviluppo, riorganizzazione, ristrutturazione e innovazione tecnologica.
Di tutto ciò l’Assessorato Regionale alla Formazione non si è occupato minimamente.
Fino ad oggi, l’Assessorato Regionale alla Formazione ha brillato per atti che appesantiscono burocraticamente tutte le autorizzazioni, per la lentezza esasperante nelle decisioni e per il vuoto, quasi assoluto, nella progettazione e negli atti strategici.
Un confronto più serio e costante con le parti sociali – Associazioni datoriali e sindacali-, e non solo con gli enti di Formazione, alcuni dei quali presenti costantemente nelle stanze dell’Assessorato, determinerebbe, sicuramente, l’ampliamento, il consolidamento e la diffusione della filiera formativa – quella cioè in cui si apprende nel lavoro e attraverso il lavoro, complementare alla scuola e all’università – diventando un asse strategico fondamentale delle politiche e degli investimenti del futuro».