Cuori biancogigliati
di Michele Di Iorio
Nell’anno 1860 i regnanti Borbone Due Sicilie vennero cacciati dalla loro Patria ma non dal cuore dei loro sudditi.
Da subito, infatti, 200 borbonici tra nobili e ex militari del Regno duosiciliano tra mille difficoltà presero a riunirsi nel Circolo Unione del Mezzogiorno in via Toledo.
Nel corso degli anni le unioni filoborboniche, sebbene praticamente segrete, vennero sistematicamente soppresse dal governo italiano.
Ancora nel 1892 i filoborbonici riuniti a Cannes, Francia, intorno al conte di Caserta Alfonso di Borbone, fratellastro del re Francesco II, avevano tentato nel 1911 di fondare un partito borbonico italiano.
Morta il 19 gennaio 1925 a Monaco di Baviera l’ultima regina Maria Sofia, 39 anni dopo il suo amato consorte, il conte Mario Caracciolo dei principi di Forino, scrisse nel 1934 a nome di Ferdinando di Borbone duca di Calabria, figlio del fu Alfonso, al principe reale sabaudo Umberto di Savoia, chiedendo di poter riportare in Italia le salme dei due reali consorti. L’istanza venne accolta e nel 1938, le due salme riunite al cimitero di Trento, iniziarono il viaggio in treno verso Roma, dove riposava la figlioletta Maria Cristina. Vennero inumate nella chiesa dello Spirito Santo dei napoletani.
Il 26 gennaio 1939 venne celebrata la messa solenne in suffragio di Francesco e Maria Sofia, presenti i reali Borbone di Spagna, Ferdinando duca di Calabria, gli eredi dei duchi Borbone-Parma, il principe reale Eugenio di Savoia, oltre ai delegati del Vaticano, al Gran Maestro dell’Ordine Equestre di Malta principe Chigi Albani, al patriziato romano, alla nobiltà napoletana, tra cui il conte Mario Caracciolo, il barone Giovanni Carbonelli di Letino, il barone Florindo di Iorio da Larino, la contessa Rosaria Valerio Landi. Infine una nutrita rappresentanza di Cavalieri di San Gennaro e del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Bisogna comunque arrivare al 1960 perché vi fosse un nuovo fermento intorno alla Casata dei Borbone Due Sicilie. Fedeltà, lealtà, sentimenti mai veramente sopiti negli antichi sudditi, ebbero un risveglio che gradatamente portò alla coscienza identitaria dei giorni nostri.
Nel 1960 il Maggiordomo Maggiore di Casa Reale Borbone Due Sicilie era il barone don Achille Di Lorenzo, già generale NATO a Bagnoli, e Cavaliere di Giustizia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, nonché Gran Cancelliere del medesimo e di quello di San Gennaro. Don Achille per volere di S.A. duca di Calabria don Ferdinando nel 1954 aveva curato il trasferimento del Reale Archivio dei Borbone Due Sicilie da Cannes a Napoli nell’Archivio di Stato italiano.
Fu a Napoli che nel luglio del 1960, intorno al professor Riccardo Pazzaglia e al giornalista Angelo Manna, si riunirono alcuni studiosi e alcuni giovani napoletani, tra cui Gennaro De Crescenzo, oggio presidente del Movimento culturale Neoborbonico – Gruppo ufficiale. Venne fondato il giornale L’alfiere, diretto dal giovane avvocato Silvio Vitale, con sede in corso Vittorio Emanuele. Nel 1972 nacque una cooperativa editrice, l’Editoriale Il Giglio, che cominciò a diffondere l’ ormai quasi dimenticato stemma borbonico, e non solo.
A questo risveglio identitario aderì anche l’anziano e celebre comandate Achille Lauro, proprietario del giornale napoletano Roma, sulle cui pagine scriveva il giornalista e ricercatore storico Manna, borbonico, che collaborava con un’emittente libera partenopea. Nelle sue trasmissioni Angelo Manna cominciò a diffondere e rivelare la verità della storia, confutando le notizie date dai vincitori dell’annessione violenta del 1860.
Il 6 aprile del 1984, avvenne la traslazione delle salme di Francesco II, Maria Sofia e la piccola Maria Cristina nella Basilica di Santa Chiara di Napoli con la scorta d’onore dei Cavalieri Costantiniani di San Giorgio. Il 18 maggio si tenne la Messa solenne per celebrare la traslazione ufficiale.
Alla commovente cerimonia, tra le note organo che intonarono l’inno borbonico Al Re di Giovanni Paisiello, parteciparono autorità militari e civili italiane: il cardinale Corrado Ursi, 15 principi e principesse della casa reale Borbone di Napoli e dei duchi Borbone di Parma, i rappresentanti della casa reale di Spagna e della Gran Bretagna, tra cui il principe consorte Filippo d’Edimburgo, i reali di Belgio, Olanda, Lussemburgo, Norvegia, Svezia, Danimarca, esponenti dei Principati di Monaco e del Liechtenstein, nobili polacchi, russi, bavaresi, austriaci, tedeschi, il Bali e i Cavalieri di San Giorgio e di San Gennaro e 400 nobili italiani.
Un anno dopo si tennero a Napoli nella chiesa di San Ferdinando a Palazzo i solenni funerali della principessa Elena di Borbone Due Sicilie, vedova di Amedeo d’Aosta, l’eroe di Amba Alagi.
L’Editoriale Il Giglio e il giornale L’Alfiere riproponevano famosi testi borbonici di Carlo Alianello, di Emile Theodule de Christen, di Domenico Petromasi, sulle vicende del brigantaggio meridionale filoborbonico tra il 1861 e il 1865, e soprattutto sulle battaglie del 1860 tra soldati borbonici e garibaldini. Saggi e ricerche rivelano l’atroce verità sui campi di concentramento e di sterminio piemontesi tra Torino, Milano e Genova che inghiottirono 32mila soldati e prigionieri di guerra borbonici dal 1860 al 1870 e e soprattutto del lager di Fenestrelle, Torino. E ancora di 2000 soldati strenui difensori di Gaeta che si erano arresine vennero invece vigliaccamente fucilati, i massacri di Pontelandolfo e Casalduni …
Il Movimento Neoborbonico prese vita a Napoli nel !984: inizialmente contava erano soltanto 200. Oggi, nonostante le divisioni che in parte l’hanno penalizzato, sono migliaia gli aderenti e i simpatizzanti.
Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio,con sede a Roma in via Sistina, rilascia onorificenze e titoli di cavalierato ed è staso riconosciuto dalla Repubblica Italiana sin dal 1963.
Le bandiere con lo stemma della Casa Regnante Borbone-Due Sicilie del Regno delle Due Sicilie garriscono alte nel vento.
Molto è stato fatto, di più si dovrebbe fare: nella toponomastica delle grandi città e non soltanto, come sta avvenendo nei centri minori, (un esempio: via dei Mille, cancellata, “ritargata” come via Gaeta), piazza del Plebiscito > largo di Palazzo; ci si dovrebbe battere (con mezzi leciti, si capisce) per il diritto dei tifosi del “Napoli” di sventolare le bandiere borboniche e – di fronte a manifestazioni di razzismo antinapoletano – di fischiare l’inno (buttissimo) di Mameli. Si potrebber (qui siamo alla fantasia sfrenata) alle prossime elezioni regionali presentare candidato alla presidenza della Campania Carlo di Borbne Due Sicilie e provazre l’rffetto che fa…