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Il culto del Sacro Latte

di Michele Di Iorio

Se Napoli è devota al sangue – tanto che nel ‘600  venne definita urbs sanguinum – lo è anche al Sacro Latte della Madonna. Nel mondo sono una settantina le  ampolle che si crede custodiscano il liquido biologico con cui Maria nutrì Gesù, molte delle quali venerate in Italia, Francia e Spagna.

La Madonna del Latte, o galactotrofusa, ed in latino Madonna lactans o virgo lactans,  fa parte  dell’icononografia cristiana, una devozione profondamente radicata  nel paganesimo.

Nell’antichità vigeva il culto della Dea Madre dai cui seni si credeva sgorgasse un latte che aveva il potere di ricomporre l’universo, così come quello di Hera, sposa di Zeus, che spruzzando il suo latte in cielo diede vita alla Via Lattea, mentre le gocce che caddero sulla Terra si trasformarono in gigli bianchi. Anche la dea egizia Iside allattò il figlio Horus: era debole di gambe, e con il suo latte lo fortificò.

Isis Lactans, fu venerata a Napoli, dagli egizi alessandrini dal 67 d.C. fino al V secolo d.C. Il maestoso rituale isiaco faceva sì che le mamme napoletane dessero il latte ai loro bimbi anche per fortificarli contro il male diabolico, fatture e sortilegi.

Una statua di Iside o Madonna Nera, simile a quella dell’abbazia di Monteverginee della chiesa napoletana di Piedigrotta, si trova nella cattedrale di Notredame a Parigi. Davanti a quella effigie san Benardo di Chiaravalle, fondatore nel 1128 della Regola dei Cavalieri Templari, ebbe una visione: dai suoi seni stillarono tre gocce di latte che gli diedero l’illuminazione. Secondo lo storico e teologo August Franzen Iside, sebbene ricordi la Madonna con il Bambino, è la raffigurazione di una Madonna nera come quella di Montevergine, di Somma Vesuviana, fino alla Madonna dell’Arco, il cui culto pare però che si sia innestato su quello della dea fenicia Astarte.

Con il concilio di Efeso del 431, la denominazione Madre di Dio passò da Iside che allatta alla Vergine Maria.

Il culto del Sacro Latte si ritrova in Artemide o Diana di Efeso dai 4 seni allattanti – la cui effigie si trova a Pozzuoli nel tempio di Serapide – e anche nella dea cartaginese Tanit che allatta i figli devoti.

Andando ancor più a ritroso nel troviamo Ninhursag, dea madre sumera che con il suo latte nutriva i figli che danzavano e dondolavano intorno il suo altare. Rituale simile, peraltro, a quello praticato dai marinai fenici per Astarte.

La divinità sumera viene raffigurata metà drago e metà donna, come le sirene, che per metà erano pesci. E fu la sirena Partenope che fondò Napoli nel 680 a.C. dando il suo latte al mare …

La leggenda vuole che Morfisia, figlia del dio del Sonno Morfeo, con il suo latte desse vita alla fontana napoletana dell’Immortalità, fonte di giovinezza, che si trovava in piazza San Domenico Maggiore, dove poi nel 1656 fu eretto l’Obelisco della Peste. La fontana venne smembrata e conservata in sacrestia della basilica dai monaci nel timore che gli antichi culti pagani continuassero ad essere praticati.

Il mito avvolge anche la fontana di Spina Corona, anno 1000 d.C., che si trova in una strada laterale di corso Umberto I, nei pressi dell’Università Federico II: una statua per metà donna e per metà uccello rapace sembra cantare mentre dai suoi seni zampilla acqua e latte. Questa fontana è detta popolarmente ‘a funtana d’e zizze. Si crede che quel liquido miracoloso calmi passioni violente e crisi depressive.

Come scrive nel 1634 lo storico Giulio Cesare Capaccio nel suo testo Il Forastiero, a Pozzuoli – altro luogo dove avviene il miracolo della liquefazione del Sangue  di San Gennaro – si trovava  una reliquia miracolosa del Latte della Vergine Maria. Era una ampolla contenente un pezzo duro e bianco che si scioglieva alla Vigilia dell’Assunzione in Cielo della Madonna, rimanendo liquido dal vespro fino al giorno dopo. Il Latte a Napoli si mescola con il sangue. Come dice Capaccio il mestruo si interrompe con la gravidanza: con l’alchimia naturale femminile il flusso rosso diventa bianco. È così che Napoli, dalla sirena Partenope alla Vergine Maria, l’acqua sorgiva diventa Latte.

Un miracolo che nel corso dei millenni si ripete in tutte le culture, ma a Napoli, città sacra che custodisce i 4 elementi, i suoi abitanti sono protetti dal fiume Sacro che scorre nelle sue più profonde viscere, utero della Magna Mater che trasforma i flussi in Latte della Vita. Dai tempi più arcaici,  dal lontano Oriente, l’arcano si perpetua e il suo fluire scorre in una cornice alchemica non di inferno ma di inferi, e di continuo ritornar alla vita, sempre…

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