Covid-19, scenari attuali
Il nostro medico Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi, illustra gli scenari attuali riguardo la lotta contro la SARS- Cov19
Tra poco l’Italia “festeggia” lo sgradito anniversario di un anno dal primo caso conclamato di Covid-19, il famoso trentottenne di Codogno, diagnosticato il 20 febbraio. E ancora siamo in pieno combattimento.
L’ultimo monitoraggio ministeriale riporta un indice di trasmissione (Rt) stabile a 0,84, ma in un contesto di alta circolazione del virus, con numerosi casi ricoverati in area critica (terapia intensiva) e decessi, e un andamento della curva dei contagi che resta sostanzialmente stabile su numeri elevati, tali da impedire il contact tracing. Inoltre, si fa avanti il rischio rappresentato dal riscontro in molte Regioni di varianti virali capaci potenzialmente di elevata trasmissione: quella inglese, quella sudafricana e quella brasiliana.
La variante più temuta in termini di facilità di diffusione è quella inglese, chiamata VOC 202012/01. Al 25 gennaio 2021, 70 Paesi nel mondo hanno riportato casi di tale variante. Non è noto se sia legata anche ad una maggiore gravità della malattia, mentre sono in corso studi per valutarne l’effetto sull’efficacia vaccinale, che sembrerebbe non significativamente influenzata.
La variante del Sudafrica, chiamata 501Y.V2, al 25 gennaio è stata riscontrata in 31 Paesi. Dati preliminari indicano che anche questa variante possa essere caratterizzata da maggiore trasmissibilità, mentre al momento non è chiaro se provochi differenze nella gravità della malattia. Sono in corso studi sul rischio di maggiore frequenza di reinfezioni e sulla riposta ai vaccini.
La variante del Brasile, P.1, al 25 gennaio è stata segnalata in 8 Paesi. Anch’essa si ritiene responsabile di maggiore trasmissibilità o propensione alla reinfezione. Non sono disponibili evidenze sulla gravità della malattia o sull’efficacia dei vaccini.
Il nuovo aggiornamento sulla mortalità Covid dell’Istituto Superiore di Sanità aggiornato al 27 gennaio ci riporta un quadro di grande tristezza: il virus ha ucciso più italiani da ottobre a gennaio che in tutto il periodo precedente da marzo a settembre. La spiegazione sta nella progressiva diffusione del virus anche nelle Regioni del Centro-Sud.
L’età media dei decessi resta alta come nei primi mesi della pandemia e oggi si attesta su 81 anni, con solo l’1,1% del totale dei decessi con un’età inferiore ai 50 anni, sebbene l’età mediana delle persone infettate sia 48 anni. Le donne decedute sono il 43,7%. Il 74,5% dei deceduti avevano patologie croniche. Attualmente, nel mondo, il Covid-19 è la terza causa di morte per le persone di età compresa tra 45 e 84 anni e la seconda per quelle di età pari o superiore a 85 anni.
Resta in definitiva quanto mai importante rispettare tutte le ormai famose regole di distanziamento, igiene, mascherine: misure che hanno fatto anche scomparire in questi mesi altre malattie come influenza o morbillo.
Inoltre, andrebbero implementati i test anche alle persone asintomatiche, che rappresenterebbero un terzo delle infezioni. Ben tre quarti degli asintomatici resterebbero tali, senza mai manifestare alcun sintomo. La presenza di una consistente proporzione di asintomatici giustifica l’ipotesi che il numero reale di contagi sul territorio nazionale sia sottostimato del 50%, come suggerisce un rapporto dell’Intelligence. Nel caso di identificazione di una nuova variante, è fondamentale l’accurato contact tracing e per i contatti stretti la rigorosa quarantena, data la loro maggiore trasmissibilità.
E il futuro? Ad oggi gli scienziati non possono fare previsioni certe perché non si conosce la storia evolutiva dei Coronavirus umani minori, attualmente ubiquitari, da quando la prima volta hanno fatto il salto di specie verso l’uomo: si ritiene che uno di loro possa aver causato l’epidemia di influenza siberiana che causò molte vittime a fine Ottocento.
Secondo quello che si ritiene più diffusamente, il Covid-19 si trasformerà in una malattia endemica, a diffusione nella prima infanzia, non grave, senza necessità di misure specifiche di controllo dei contagi. Questo processo di trasformazione sarà accelerato dalla immunizzazione di massa grazie ai vaccini. È probabile che in futuro faremo ogni anno il vaccino anti-Covid come oggi facciamo quello antinfluenzale, modificato in base alle varianti circolanti di più nella stagione.