Cosi il Teatro amatoriale muore
Lo sfogo accorato di un regista, autore e attore del Teatro amatoriale che con la sua compagnia “Le ali del teatro” per tanti anni ha portato la luce nei cuori
di Mario Pasquale
Questo nostro Teatro tanto amato, osannato, eppure tanto bistrattato e accantonato…
Se si guarda indietro nei secoli il Teatro, o meglio,ù l’Arte, per vari motivi ha già avuto un fermo e con esso la cultura, essenza stessa della democrazia. Periodi oscuri, come nella antica Grecia durante la pestilenza, o il lasso di tempo dalla caduta di Roma alla rinascita medioevale, o per la peste del 1592 a Londra.
In tempi più vicini, è stato fermo nel 1918, durante l’epidemia della febbre spagnola e con la I guerra mondiale in atto: tutti i luoghi d’arte furono chiusi.
Poi la febbre sparì e aprirono le attività, tranne in alcuni luoghi dove il rito magico della purificazione, maestri gli antichi Greci, inteso a mondare il corpo e l’anima da ogni contaminazione non poteva avvenire. Fu un processo di liberazione dal “male”, che fece riaffiorare la coscienza dell’individuo.
Noi, cultori del Teatro amatoriale, ci auguriamo che la cultura non ritorni ad essere un privilegio soggetto alle manipolazioni di pochi, o che si creino linee più marcate dove le differenze sociali determinino un vero e proprio distanziamento.
Ci è sembrato che, ipocritamente, sia stata consentita la riapertura dei teatri a stagione conclusa, per dare l’illusione della ri-partenza. Ma quale?
Quei pochi spettacoli rappresentati sono, per ovvie ragioni, riservati quasi ad un gruppo ristretto, come avveniva alle corti dei potenti. Quelle mascherine danno l’idea di un teatro imbavagliato come nei regimi dittatoriali, dove l’arte è considerata un sentimento di decadenza e di abbandono.
Forse si ha paura del Teatro per la sua grande capacità evocativa. Oppure perchè, proprio per l’intensità emotiva che trasmette agli spettatori, li rende protagonisti di evento irripetibile, unico, per le variazioni che, ogni sera, accadono.
Uno spettacolo non registrato, né corretto, tagliato, filtrato, ma libero come le Ali di chi può librarsi in alto: forma la coscienza e la morale dei cittadini. La democrazia nasce dalla libertà di espressione, nella rievocazione storica dei fatti nella vita quotidiana. Poi, la differenza viene determinata da come la si presenta: è lì che entra in gioco l’Arte.
Nelle attuali condizioni, quasi tutte le compagnie teatrali amatoriali moriranno e con esse quegli affabulatori e cantastorie che nei secoli hanno tramandato i fatti, raccontato le vicende, ammaliando grandi e piccoli davanti a un sipario aperto, dove la quarta parete è il pubblico stesso… Un pubblico che non c’è più.
Allora a chi ama e fa vivere il Teatro non resta che cantare, gridare, parlare al nulla, affidando voce e idee al vento e alle onde del mare, cosi che questi racconti possano percorrere chilometri per trovare chi è disposto ad ascoltarli.
In un mondo dove ci si chiude sempre di più in sé stessi, dove il rapporto con il prossimo si distanzia sempre più, il Covid-19 ha dato l’ultimo colpo, quello di grazia, a coloro che con la parola riuscivano ad unire a far ridere, a far pensare liberamente.