Convegno Stelline 2021
Dedicato ai bibliotecari, l’evento nazionale Convegno Stelline si terrà in streaming per analizzare le biblioteche pubbliche nel Sud Italia
NAPOLI – Esiste una “questione meridionale” anche per le biblioteche? Parte da questa domanda e si occuperà di analizzare le tendenze delle biblioteche pubbliche nel Sud Italia la seconda tappa del Convegno Stelline 2021, il principale evento nazionale di formazione e incontro dedicato ai bibliotecari, che si terrà in diretta streaming il 22 e 23 aprile .
Nei due giorni di convegno, promosso da Associazione Biblioteche oggi e SHARE | Scholarly Heritage and Access to Research, con la collaborazione di AIB | Associazione Italiana Biblioteche, si affronteranno temi quali il miglioramento qualitativo, l’internazionalizzazione e l’ottimizzazione delle risorse delle biblioteche accademiche grazie agli strumenti e protocolli di condivisione.
Una tavola rotonda sarà dedicata a un confronto tra editoria universitaria e servizi offerti dalle biblioteche e un’altra, a cura dell’AIB.
Tra i relatori del Convegno Stelline:
Mauro Calise, professore ordinario di Scienza politica dell’Università degli studi di Napoli Federico II e direttore di Federica Weblearning, centro di ateneo per l’innovazione, la sperimentazione e la diffusione della didattica multimediale, la cui multipiattaforma euè leader in Europa per la didattica multimediale open access.
Lo tsunami Covid ha sdoganato la digital education in ogni angolo del pianeta. L’open learning – spazi ed accessi liberi per l’apprendimento – è lo scenario che i nativi digitali sentono come più consono alle proprie aspettative, linguaggi, stili di vita. Cambiando l’agenda politica, all’insegna della generazione Greta. La domanda non è più se l’università debba aprirsi al digitale, ma con che forme, tecnologie, strategie debba affrontare questa nuova frontiera. I MOOC – Massive Open ONine Courses – hanno rappresentato il re-branding dell’elearning, la scoperta che la distance education può raggiungere standard qualitativi altissimi e a costi incomparabilmente minori rispetto all’insegnamento brick & mortar. Ma queste straordinarie potenzialità non avevano ancora sfondato nel senso comune, e nell’esperienza viva della maggioranza degli studenti. Dopo l’accelerazione drammatica di quest’anno, #iostudioacasa è diventata una pratica quotidiana di massa. Con un lascito di sperimentazioni e aspettative per la governance di tutti gli atenei – e dei governi. E la richiesta di un salto di consapevolezza e di know-how per affrontarle.
Roberto Delle Donne, Professore ordinario di Storia medievale, Coordinatore di SHARE , la piattaforma di accesso ai servizi bibliotecari condivisi da 9 università, tutte del Sud Italia, e ripresa in ambito internazionale da istituzioni quali l’Università di Harvard.
Il concetto di piattaforma è uno dei principali fulcri che hanno reso possibile l’evoluzione del World Wide Web da strumento per la pubblicazione di ipertesti a infrastruttura comunicativa e conoscitiva globale. L’utilizzo degli standard e l’interoperabilità tra le varie componenti è ciò che caratterizza una piattaforma. Questi stessi tratti distintivi si ritrovano anche negli ambienti informativi di qualsiasi genere, includendo perciò le biblioteche. Ciò è però solamente un primo livello, in quanto sulla base tecnologica si innesta una componente socioculturale che a sua volta interagisce con quella sottostante, dando così vita ad una continua interazione reciproca, che rende non banale comprendere pienamente i mutamenti in atto. Per questo motivo la biblioteca deve essere sì una piattaforma, come di fatto è, nel senso più astratto e generale del termine, ma al tempo stesso, a causa della sua natura e missione, si ritrova nella non semplice situazione di dovere riequilibrare gli squilibri e le numerose criticità create o amplificate dalle principali piattaforme digitali, di cui i disordini informativi sono la manifestazione più evidente.
Paul Ayris, Pro-Vice Rettore dello University College di Londra e presidente del LIBER’s Citizen Science Working Group, che promuove la partecipazione di cittadini nelle attività di raccolta di dati e produzione di informazioni all’interno di una rete cui aderiscono circa 450 biblioteche di ricerca europee, nazionali, universitarie e di altro genere, in partnership con associazioni e organizzazioni in Europa e nel mondo.
Il ruolo delle biblioteche accademiche nelle cosiddette Attività di Terza Missione delle Università è sicuramente ormai consolidato e negli ultimi anni è aumentata la consapevolezza dell’importanza dello stesso nella comunità scientifica internazionale. La conservazione e valorizzazione dei beni pubblici, del patrimonio culturale, la produzione di beni pubblici di natura sociale ed educativa, le iniziative di public engagement e i più recenti strumenti a sostegno dell’Open Science sono solo alcuni dei “campi d’azione” in cui si possono ritrovare iniziative rientranti nella mission e nei servizi delle biblioteche universitarie. In Italia, il dibattito sul “come” e “in quale campo di azione” collocare i servizi bibliotecari e sul “rileggerli” e catalogarli come attività di Terza Missione è ormai giunto a uno stadio di maturità, anche grazie a recenti pubblicazioni e a numerosi interventi a convegni o ai seminari dedicati al tema e organizzati dalla comunità bibliotecaria. Non altresì maturo e ancora povero di contributi consolidati, legittimati e soprattutto accreditati dalla comunità bibliotecaria è il tema della misurazione, della valutazione dell’impatto economico, sociale, culturale prodotto da tali iniziative. Vi è effettivamente una necessità di procedere con la valutazione e conl’autovalutazione delle attività bibliotecarie di Terza Missione? Quali possono essere indicatori utili per misurare l’impatto delle iniziative prodotte? L’impatto delle iniziative delle biblioteche universitarie in ambito di Terza Missione è comparabile o posizionabile in una scala di valori con le altre iniziative di Terza Missione universitaria, come ad esempio quelle legate al trasferimento tecnologico? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che animano l’attuale dibattito sulle attività delle biblioteche accademiche per la Terza Missione.
Di seguito il programma e gli interventi del Convegno Stelline