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Con la presidente SIMA, l’Adolescentologia al Corso di formazione in Pediatria

di Carlo Alfaro

NAPOLI – All’Hotel Montespina la dottoressa Gabriella Pozzobon, Presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA), lo scorso 4 aprile ha portato alla folla di pediatri campani che seguono fedelmente il prestigioso Corso di Formazione Continua in Pediatria  la passione e la ricerca più attuale sui temi adolescentologici.

Il corso, giunto alla 14esima edizione, magistralmente diretto dal dottor Antonio Campa, è in svolgimento dal 21 febbraio  e terminerà il prossimo 9 maggio. È composto da sette giornate di studio articolate in due sessioni nella stessa mattina.

I vari temi trattati nel ciclo di incontri sono espressione delle diverse anime specialistiche di cui si compone la Pediatria, e risultano dalle scelte indicate dagli stessi partecipanti nella lettera di chiusura del precedente. Un Corso contraddistinto, anche quest’anno, da un successo che si rinnova ad ogni edizione, rendendolo un appuntamento ormai consolidato per l’aggiornamento dei Pediatri della Campania.

Gabriella Pozzobon

Bacco, Tabacco e Venere nell’adolescente è stato l’accattivante titolo della relazione di Gabriella Pozzobon, che è Dirigente Pediatra del Dipartimento  Materno-Infantile/Centro di Endocrinologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’IRCCS Ospedale San Raffaele/Università Vita-Salute San Raffaele Milano.

«Gli adolescenti – ha spiegato innanzitutto l’esperta – sono caratterizzati da un proprio modo di pensare e agire peculiare di questa epoca della vita. Le neuroscienze ci spiegano che in questa fascia di età la difficoltà a dare il giusto valore di rischio a una determinata azione e la perenne ricerca di emozioni forti sono causate dalla mancata sincronizzazione tra le aree cerebrali di controllo e di giudizio, deputate alla scelta ponderata delle decisioni, che sono situate nella corteccia frontale e la corteccia cingolata anteriore, e si sviluppano verso i 20-25 anni, e le aree cerebrali responsabili dei bisogni fisici, degli impulsi emotivi, della bramosa ricerca e selezione degli stimoli ad alta capacità gratificante e appagante, situate nelle regioni sottocorticali (sistema limbico), a sviluppo verso i 14-15 anni. Ciò spiega perché i ragazzi siano così propensi ad assumere comportamenti rischiosi.»

«Riguardo a Bacco – ha poi riferito la dottoressa Pozzobon – secondo i dati dell’Oms, più di un quarto (27%) dei ragazzi di 15-19 anni nel mondo sono bevitori, con tassi di consumo di alcol più alti in Europa (44%), seguita dalle Americhe (38%) e dal Pacifico occidentale (38%). In molti casi si inizia ancor prima dei 15 anni. Sussistono poche differenze tra ragazzi e ragazze, mentre nelle persone adulte i maggiori consumatori sono soprattutto uomini.»

Tra i fattori di rischio del bere problematico riferiti dall’adolescentologa in base ai dati della letteratura, l’abitudine a bere dei genitori, fattori genetici, cognitivi, motivazionali, scarso controllo parentale, senza trascurare il ruolo dei media e dei social network, tutto convergente a creare una pericolosa “normalizzazione”, nell’immaginario dei giovani, delle pratiche orientate all’eccesso.

Tra le “abitudini pericolose” citate dalla Pozzobon:

  • il binge-drinking (la pratica di assumere compulsivamente in un’unica occasione, al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo, 5-6 o più bevande alcoliche, ubriacandosi velocemente. È un fenomeno che interessa il 17% dei soggetti nella fascia di 18-24 anni, con prevalenza nei maschi, ad eccezione degli adolescenti, dove la percentuale è in pareggio tra i due sessi, e ad elevato rischio di intossicazione acuta e sviluppo di alcol-dipendenza)
  • la drunkoressia (abitudine di praticare un digiuno prolungato seguito da 5 o più bevute di seguito in una sola occasione, per ridurre l’apporto energetico in modo da compensare le calorie dell’alcol con il digiuno e non ingrassare, e potenziare gli effetti inebrianti per massimizzare gli effetti della sbronza; è comune tra le ragazzine).

La presidente SIMA ha riferito i dati dell’ultimo rapporto Oms,Global status report on alcohol and health 2018, secondo cui 1 decesso su 20 nel mondo è attribuibile ai danni diretti o indiretti provocati dal consumo di alcol, sia per intossicazione alcolica acuta, sia per le conseguenze comportamentali (violenza e incidenti), sia per gli effetti a lungo termine: patologie cardiovascolari, cancro, disturbi neuropsichiatrici, patologia gastro-intestinale, diabete, osteoporosi, disturbi mestruali, sindrome feto-alcolica dei neonati se la madre beve.

«Nel cervello degli adolescenti che bevono – ha chiarito la Pozzobon – si verifica un deragliamento della materia bianca e della materia grigia già nei primi stadi di consumi alcolici.»

Ha poi aggiunto: «Il rischio di mortalità aumenta anche se si beve solo un drink al giorno (10 grammi di alcol), per poi diventare rapidamente più consistente all’aumentare del consumo.»

Per quanto riguarda  il fumo di tabacco, l’esperta ha ricordato che nel mondo, secondo l’Oms, più di 24 milioni di adolescenti di età compresa tra 13 e 15 anni fumano sigarette (17 milioni di ragazzi e 7 milioni di ragazze).

«L’iniziazione precoce al fumo in adolescenza correla col rischio di dipendenza – ha inoltre precisato – e gli adolescenti possono sviluppare la dipendenza alla nicotina anche dopo aver fumato solo 3-4 sigarette. L’abitudine al fumo di tabacco aumenta il rischio di malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche, oltre a influenzare negativamente la funzione sessuale e la fertilità nell’uomo e nella donna, e mettere a rischio vista. La vita di un fumatore abituale è di circa 10 anni inferiore rispetto a quella di un non fumatore.»

La dottoressa Pozzobon ha stressato il ruolo del fumo passivo: «Secondo l’ultimo report Oms, ogni anno il fumo provoca nel mondo 7 milioni di morti, di cui 900mila per fumo passivo, che ha un forte impatto su prematurità, ritardo di crescita intrauterino e mortalità perinatale, sindrome della morte improvvisa del lattante, infezioni respiratorie e asma, futuro rischio di malattie cardio-vascolari, respiratorie e cancro.»

«A proposito di Venere, la Pozzobon ha sottolineato infine come gli attuali aspetti dello sviluppo fisico e psicologico degli adolescenti nei Paesi Occidentali, con l’abbassamento dell’età del menarca (la media è scesa negli ultimi 40 anni dai 15 ai 12,5 anni) e la crescente precocità di libertà ed emancipazione, abbia portato ad un anticipo dell’età dei primi rapporti. Questi, peraltro, ha riferito, vengono spesso affrontati con scarsa consapevolezza della necessità di auto-protezione, sia nei confronti della contraccezione, che, secondo i dati della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) relativi al 2017, vede l’Italia ultima nella classifica europea per l’uso della pillola, soprattutto nelle minorenni.

Ultima anche per le infezioni sessualmente trasmissibili (ITS), di cui il 20%, ricorda l’Oms, riguardo i giovani tra i 15 e i 24 anni, sono più a rischio per immaturità dei tessuti genitali e comportamenti impropri (scarso rispetto delle norme igieniche, partners sessuali multipli, uso di alcol o sostanze stupefacenti) e spesso con sintomatologia a lungo “silenziosa”, che aumenta il pericolo di trasmissione inconsapevole da parte di soggetti asintomatici ma infetti e infettanti.

Tra le ITS che rappresentano sfide emergenti per il Medico che si occupa di adolescenti, Gabriella Pozzobon ha ricordato la sifilide, l’HIV, la gonorrea, la chlamidia, e l’Human Papilloma virus (HPV), contro il quale la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza è recentemente scesa in campo a fianco della Fondazione Insieme contro il cancro (FICC), l’Associazione italiana malati di cancro (Aimac) e l’Associazione Laboratorio Adolescenza, con la campagna di comunicazione Dillo con parole… nostre, nell’ambito del progetto per la prevenzione Ho una Storia da Raccontare.

Si tratta di una campagna di info-formazione sui rischi dell’HPV e sui programmi di vaccinazione, rivolta alla popolazione giovanile e mirata all’assunzione di comportamenti e stili di vita responsabili, al fine di ridurre il rischio di contagio, con particolare riferimento all’adesione al vaccino, autonomamente realizzata da due equipe di lavoro di studenti delle scuole superiori, una del Nord e una del Sud Italia, sotto il tutoraggio tecnico circa metodi e contenuti scientifici dei medici della Sima e dell’esperto di comunicazione Maurizio Tucci, presidente di Laboratorio Adolescenza.

La relazione della dottoressa Pozzobon si è conclusa con un momento di emozione generale proprio con la visione di uno dei video elaborati dagli studenti, che sono stati diffusi e condivisi sui principali social media (Fb, Twitter, Youtube) e sul sito web del progetto.

In conclusione, la presidente SIMA ha rivolto un accorato appello alla prevenzione ai colleghi Pediatri, che dovrebbero sempre tenere a mente, nei loro ambulatori, le cinque A raccomandate dall’American Medical Association:

  • Ask (chiedere),
  • Advise (consigliare/informare),
  • Assess (valutare),
  • Assist (assistere),
  • Arrange follow-up (programmazione delle visite di controllo).

Gabriella Pozzobon ha concluso il suo intervento con una raccomandazione: «L’attività di prevenzione non va mirata solo ai giovani, ma anche ai genitori.»

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