Breve storia della Casa Editrice Morano
di Michele Di Iorio
Napoli, città intellettuale e internazionale, è sempre stata ricca di librai, stampatori, tipografi … Vogliamo qui raccontare la storia della casa editrice Morano, che dal 1847 continuò la sua attività fino al 1985.
La famiglia Morano era di nobili origini, feudataria dal 1239 di Morano Calabro.
Nel 1847,Vincenzo Morano, professore di Lettere, si trasferì a Napoli. Si mise in società con lo scrittore Bruto Fabricatore, allievo di Basilio Puoti, per la conduzione di una libreria al civico 14 di vicolo Quercia, traversa di via San Sebastiano, nei pressi di Santa Chiara.
In un primo tempo Morano vendeva libri di storia, antiquariato, archeologia, lettere e poesie, testi universitari di giurisprudenza, medicina,architettura, teologia. Alcuni di questi testi venivano stampati da tipografie napoletane. Tramite il Fabbricatore divenne amico di personalità della cultura partenopea come Luigi Settembrini, Francesco De Sanctis, Francesco Mastriani, Salvatore Battaglia, il canonico Giuseppe Vago, e altri celebri scrittori italiani.
Alla fine del 1849 fece venire a Napoli i due fratelli Domenico e Antonio, associandosi con i quali l’anno successivo fondò negli stessi locali la Morano editrice. Nel 1851 si unì come nuovo socio anche il fratello Francesco, medico oculista.
Dal 1858 al 1869vennero pubblicate le opere del Segneri, la Storia del Concilio di Trento di Sforza Pallavicini e le opere di Giambattista Vico, il Dizionario dei sinonimi di Niccolò Tommaseo.
Nel 1862 Antonio Morano pubblicò le opere di Vincenzo Gioberti in 36 volumi e tra il 1870 e il 1872 le opere di Francesco De Sanctis, tra cui la famosa Storia della letteratura italiana.
Nel corso della lunga attività la Morano editore diede alle stampe prestigiose opere di Settembrini, Imbriani, Spaventa, Fiorentino, Nisco , Bonghi, Acri, Verdinois , Amabile, La Cava, Cappelletti, La Manna, Piovani, Bonazzi, Kerbacher.
La Casa editrice, fu poi diretta dal figlio Alberto, che fu noto massone e amicp del professor Pasquale Del Pezzo, sindaco di Napoli dal 1914 al 1916, abitante in fitto in Palazzo Sansevero.
Alberto Morano, amico dei noti antifascisti Labriola e Lucci, nel 1933, sospetto sovversivo, fu costretto a chiudere la sede e si trasferì al piano ammezzato di destra di Palazzo Sansevero su invito dello stesso Del Pezzo, proprio nell’appartamento che fu di Raimondo De Sangro. L’appartamento fu donato dalla vedova dell’ultimo principe di Sansevero Michele, donna Elisa Croghan, all’ingegnere Bianchini, suo esecutore testamentario. Bianchini a sua volta lo vendette nel 1933 al signor Antonio Morano, libraio editore in Napoli, che ne fece la sede della sua casa editrice.
Pochi mesi dopo che il Morano vi si fu insediato, volendo risistemare la controsoffittatura danneggiata, scoprì che erano stati nascosti dalle precedenti affittuarie, pudiche suore, i meravigliosi affreschi delle Quattro Stagioni, opera di Francesco Celebrano, realizzati tra il 1766 e il 1768. L’editore eliminò la tela della controsoffittatura riportandoli interamente alla luce. La Soprintendenza dispose poi che la stupenda opera rimanesse sì a vista ma protetta da una lastra di vetro. Del ritrovamento degli affreschi fu data notizia sul quotidiano Il Mattino nel 1933.
Nel 1943 due bombe aeree colpirono un’ala del palazzo danneggiandola e distrussero la tipografia, il deposito e l’archivio della casa editrice Morano, insieme con alcuni libri della biblioteca privata di Raimondo de Sangro.
Alla sua morte gli succedette il figlio Antonio.
Nel1946 Antonio Morano riaprì la casa editrice Morano al Vomero, in via Manzoni, riprendendo la pubblicazione del dizionario greco italiano di Benedetto Bornazzi, terminandolo nel 1948 e con la collaborazione di Nino Cortese pubblicò l’opera omnia di Settembrini.
Dal 1965 l’attivita editoriale continuò con Alberto fino al 1985 con la pubblicazione in 10 volumi delle opere giuridiche di Piero Calamandrei, a cura di Mauro Cappellettl, e alcuni testi scolastici.
Ancora oggi l’antica attività della famiglia Morano continua con l’ultima generazione: i figli di Alberto, Sergio e Dario, tramandano l’antica tradizione.