Batman vs Superman: dawn of justice, la recensione
di Francesco “Ciccio” Capozzi
Batman è stanco e invecchiato. Spaventato da Superman, che ha quasi distrutto Metropolis, riprende il mantello per affrontarlo. Ma c’è il giovane Alex Luthor…
Di fronte all’Universo Espanso della Marvel Comics, la DC comics doveva uscire da quell’aura classicheggiante che è stata resa noiosa dalla colorata, iconoclasta aggressività dello stile Marvel.
Semanticamente, a dirla con Umberto Eco, si trattava di fare un’autopoiesi di ritorno: dare spazio a quelle articolazioni solo accennate, esplorandone le conseguenze narrative.
Così, uscì nel 1986 la graphic novel Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, un geniale, outsider disegnatore e soggettista americano. A lui si deve, in una delle pietre miliari della letteratura disegnata, il “rovesciamento” in chiave dark dell’Uomo Pipistrello: da qui la Batman renaissance … Prima con Tim Burton, poi con Christopher Nolan che è anche produttore esecutivo del film (USA, ‘16) e ha collaborato col regista Zack Snyder. Con i suoi sceneggiatori, David S. Goyer e Chris Terrio, hanno esplicitato in chiave distopica e apocalittica le premesse dei personaggi.
Batman è pessimista e preferirebbe l’oblio. Ma non si fida di un “Custode” dell’umanità che nessun altro può “custodire”.
Superman è, invece, l’incarnazione del Salvatore che viene dal Regno della Morte: la sequenza del riconoscimento in Messico nel Dia de los Muertos, è impressionante. Ma è lui pure preda di fantasmi della memoria: del padre umano, Kevin Costner, che lo incita a dare spazio a questa componente: anch’egli diviso in due?
E qui subentrano per le macchinazioni di Alex Luthor, il nemico giurato, bastevolmente schizzato, di Superman.
I 151 minuti di durata del film Batman vs Superman: dawn of justice servono a mettere a fuoco questi conflitti.
Ma, poi, chi ci salverà dai salvatori?