Angela | La nonna vecchia
Alle nostre madri: senza di esse non saremmo state così… E noi, cosa siamo diventate noi? Le prime della classe, come Angela e la nonna vecchia …
di Bianca Sannino
Durante i primi anni in questa città lontana, familiare e sconosciuta al tempo stesso facevo spesso dei sogni strani, sognavo la nonna vecchia, la madre di mia nonna. La vedevo seduta al suo tavolino con i tarocchi in mano intenta a leggere il futuro, soprattutto quello di mio padre a cui aveva predetto tutta la sua fortuna ma anche un dramma, una tragedia che si sarebbe abbattuta su tutta la famiglia se non avesse ascoltato i suoi consigli.
Mio padre adorava la nonna vecchia e non perché lo consigliava e gli leggeva un futuro che sembrava promettere tutto ciò che lui sperava. La adorava perché nei suoi occhi neri come le olive, nella sua treccia bianca e nera, nel suo volto arso dal sole della mia terra, leggeva una saggezza millenaria, perché ogni ruga del suo volto era un rigo sul quale la vita aveva scolpito l’esperienza, il sangue, il sudore di tutte le donne che sanno di essere le custodi della vita e le testimoni del sacro fuoco.
Spesso nelle sue passeggiate nel paese dell’entroterra in cui viveva, un paese famoso per i frantoi e le argille, emblemi e simboli di antichi splendori, mi portava con sé. Io ero affascinata da quella matriarca, lei sperava che io potessi sperimentare e mettere in pratica il suo stesso dono. Ero affascinata e irretita dalle sue capacità divinatorie ma ero al tempo stesso spaventata, non amavo essere novella Cassandra, perché purtroppo spesso si finisce così.
Il ricordo di lei, dunque, si fece sempre più insistente quando nella città dove studiavo stavo per incontrare i miei parenti. Non li conoscevo, fino ad un certo punto della mia vita ne ignoravo perfino l’esistenza.
Vivevamo in due città diverse e lontane e non c’era mai stata occasione di incontrarci. Ero ansiosa e anche curiosa, sapevo solo che c’era una cugina che aveva pressappoco la mia età e speravo che potesse essere per me un’amica. I sogni con mia nonna mi avevano poi allertato, mi stavano dando delle indicazioni ed ero curiosa di sapere cosa si stava preparando per me.
Ero intenta a sistemare le ultime cose per la lezione del giorno dopo quando, con un certo anticipo sull’ora fissata per incontrarci, bussarono alla porta. Entrarono mio zio, un uomo alto, con pochi capelli e con gli stessi occhi neri oliva e lei, mia cugina Serena.
Occhi scuri, sorridenti, sguardo aperto, faccia birichina. Fu amore a prima vista, ci fu un imprinting come per gli animali, capimmo al primo sguardo e senza esserci dette nulla che avevamo lo stesso dono, lo stesso fardello.
Bianca Sannino, docente appassionata nella scuola statale italiana, vive e insegna a Portici da più di vent’anni. Dopo aver attraversato perigliosi mari in vari ambiti e settori ed essersi dedicata alla redazione di libri saggistici e specifici del settore dell’insegnamento, esordisce oggi nel genere novellistico.
Due lauree, corsi di specializzazione, master non sono bastati a spegnere la sua continua, vulcanica e poliedrica ricerca della verità.
Da sempre, le sue parole che profumano di vita e di umanità, arricchite dalla sua esperienza e sensibilità, restituiscono delicati attimi di leggerezza frammisti a momenti di profonda riflessione.
Nel 2021 inizia la collaborazione con LoSpeakersCorner pubblicando una serie di novelle, tutte al femminile.
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