Anche in carcere viene Natale
La complessa condizione delle donne detenute: storie realmente accadute raccontate nel libro di Giovanna di Francia Anche in carcere viene Natale
di Antonio Vitale
POZZUOLI | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Negli spazi di Palazzo Migliaresi al Rione Terra nel pomeriggio di sabato 16 dicembre si è tenuta la presentazione del libro Anche in carcere viene Natale della giornalista e blogger Giovanna Di Francia.
Per il suo romanzo Giovanna Di Francia si è ispirata a storie reali di alcune detenute ospiti della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli.
L’evento letterario è stato organizzato dall’Associazione Nuova Dicearchia, con il patrocinio morale del Comune di Pozzuoli.
Al dibattito, moderato da Giuseppe Borrone, storico del cinema, oltre all’autrice sono stati presenti: la protagonista Nanà ed il coautore Alex Martino.
Sono inoltre intervenuti Carlo Di Somma, SEO Specialist Web Napoli Agency, don Fernando Carannante, Cappellano della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli. una delegazione di alunni del Primo Circolo.
Le letture sono state a cura di Mariano Martino.
La presentazione si è rivelata una occasione per dibattere alcune problematiche della società moderna, ma soprattutto la delicata condizione delle donne detenute.
Sinossi. La storia di Amanda, la protagonista del romanzo, si intreccia con quella di Nanà, detenuta della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli, e di altri personaggi che ruotano intorno a questo luogo di reclusione.
Amanda è una donna fragile, ma ha superato un’importante malattia e ciò le ha aperto gli occhi su alcune scelte che si riveleranno fondamentali per la sua vita. Una di queste è l’ingresso come volontaria nel carcere di Pozzuoli.
Lavora come correttore di bozze presso un giornale locale. È pagata poco, ma si accontenta di questo incarico che le dà non solo tempo libero da dedicare alla famiglia e alle sue passioni, ma anche tanti stimoli fantastici. Nel correggere le bozze, infatti, si compenetra nei testi, viaggiando con la fantasia.
Il romanzo avvicina il lettore al mondo delle donne recluse, sulle quali si abbassa il sipario nel momento del loro ingresso in carcere.
Non vuole essere un monito, ma indurre alla riflessione sulle loro storie personali, sulle condizioni di partenza che hanno portato alla condanna, sulla loro vita pregna di sofferenza per la lontananza dai figli e dagli affetti.
La conoscenza può aiutarci a comprendere quanto la comunità, il contesto di vita, la rete sociale, siano determinanti per le scelte di una persona in difficoltà. L’autrice esclude categoricamente dal piano dell’osservazione i reati di mafia, per i quali nessuna parola può essere spesa in questa sede.
Le donne pensano, meditano, rimuginano, agiscono e sbagliano sempre per AMORE. Il pentimento e la scelta di cambiare vita giovano a tutta la società a cui esse verranno restituite.